Vi dono le mie lacrime

 


25 settembre 1973.

Figli miei diletti e cari, che pieni di fervore e di fede siete venuti qui per onorarmi e per chiedere il mio aiuto, siate benedetti.

Io vi accolgo come celeste castellana d'Italia e v'invito ad avere sempre più fiducia e confidenza in me, fino a lasciarvi dirigere e guidare in tutte le vostre necessità con quella sicurezza con cui i bambini si abbandonano alle carezze e alle cure della propria mamma.

È vero che non posso esimervi dai vostri doveri personali, familiari e sociali, verso Dio e il vostro prossimo, ma sono certa che, partendo da qui, porterete con voi uno spirito nuovo per cui ciò che ora compite bene lo saprete fare meglio e saprete togliere dal vostro cuore, dalle vostre case e, Dio voglia, anche dalle vostre parrocchie tutto ciò che a Dio dispiace per portare tutto ciò che di santo Egli desidera.

Che vi dirò oggi dunque per incoraggiarvi a migliorare? Ecco, vi mostro le mie lacrime. Io piansi lacrime amare durante la mia vita. Quando vedevo il mio Figlio disprezzato, calunniato, insultato, maltrattato, paragonato allo stesso demonio, il mio cuore di Madre soffriva e lacrimava sangue, anche se in apparenza non si scorgeva il mio dolore.

Quando alcuni discepoli e specie il traditore, non volevano correggere i loro difetti e, attratti dall'amore al denaro, dal piacere e dalla superbia, si allontanavano da Gesù e non capivano i suoi insegnamenti, lacrimava il mio cuore.

E quando scoprivo sul volto del mio Figlio i segni della fatica sopportata con tanto amore per la diffusione del messaggio di salvezza e scorgevo in Lui un senso di tristezza, poiché molti non avrebbero accettato e non accettavano la verità e si sarebbero perduti per sempre, io univo le mie lacrime alle sue e piangevo appoggiando il suo capo sul mio cuore.

Ma la sofferenza, dopo duemila anni, continua. Continuano i tradimenti, le ribellioni, gli insulti e i rifiuti della Verità, che è Dio stesso. E le mie lacrime, segno d'amore e di dolore, continuano ad essere sparse sul corpo mistico del mio Gesù dolorante. Piangono statue e quadri, ma sono lacrime umane che sgorgano dai miei occhi e dal mio cuore. Eppure si resta insensibili. Il peccato ha indurito le coscienze e i cuori, per cui non si sente amore per la Mamma e non commuovono le sue lacrime.

Che cosa chiedo perciò a voi che volete aiuto da me? Vi chiedo di santificare le vostre lacrime e i vostri dolori così che vengano impreziositi, ed uniti ai miei dolori valgano a convertire i cuori.

Vi sembrano così grandi e irreparabili le vostre pene. Ebbene, pensate che i vostri dolori sono pure i miei, ma ai dolori di ciascuno di voi dovete unire quelli di tutta l'umanità di tutti i tempi, perché possiate arrivare a riempire il mare infinito del mio amore e del mio dolore. Mi pare di potervi dire che capisco le sofferenze di tutti, perché ne sento come una ripercussione nel mio corpo e specie nel cuore.

Se sapeste quanto vale un'ora di sofferenza, voi non chiedereste che di soffrire. I santi ve ne potrebbero accertare il valore. Nessun santo del paradiso vorrebbe tornare in vita per godere delle gioie che essa può offrire, ma tutti, se potessero tornare nel mondo, non chiederebbero che sofferenza, e se potessero rammaricarsi di qualche cosa, si rammaricherebbero di non aver sofferto di più e con amore più perfetto. Vi ho aggiunto con amore più perfetto, perché in se stessa la sofferenza non ha né senso né valore; è l'amore che la impreziosisce e la grazia.

Più si ama, meno si pecca, e chi non pecca osserva i Comandamenti. Perciò Dio dimora in lui e si fa santo.

Figli, vi dono le mie lacrime; unitele alle vostre, perché si salvino i vostri cari e tutti gli uomini.

Vi dono il mio cuore e vi chiedo: fatevi santi per amore mio, per amore di Dio. Si va verso una china sempre più pericolosa. Il male aumenta a vista d'occhio. È come se una corrente d'acqua impetuosa scendesse dal monte per trascinare a valle uomini e cose.

Fatevi santi, figli, perché la vostra santità sarà la diga che arginerà il male. Formate una diga potente e infrangibile anche per mezzo del rosario.

Fra qualche giorno comincerete il mese dedicato a questa devozione. Vedete la combinazione: nel mese di ottobre matura quel frutto delicato da cui si ricava il vino e dal vino il sangue della Messa. Ogni rosario sia l'offerta di un delizioso grappolo d'uva a me, ed io lo adopererò per tutti i sacerdoti affinché le Messe che celebreranno in quel mese siano sante e santificanti.

Figli, vi abbraccio e benedico tutti.

Portate la mia benedizione ai vostri cari. Segnateli sulla fronte, perché diventino forti nella fede e sappiano manifestarla senza timore. Portatela ai vostri malati e fate loro un piccolo segno di croce sul cuore, perché non venga mai meno in essi l'amore per Dio nonostante la sofferenza. Portatela ai vostri bambini e nipotini e a tutti i bambini. Segnateli con la loro manina, perché imparino a segnarsi col segno della croce per tener lontani i pericoli.

La vostra Mamma e Regina vi aspetta ancora presto in questo piccolo castello della sua dimora, per dirvi con gioia il suo buon augurio di bene e per esservi larga delle sue grazie.

Arrivederci, figli, arrivederci!

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