Come si diventa familiari di Dio

 


20 Luglio 1976.

Figli miei, sia pace a voi e grazia ed ogni bene! Sono la Madre di Gesù e Madre di tutti i viventi, che chiamo continuamente accanto a Dio e di cui voglio la salvezza, secondo la volontà di Dio e per quella missione che Egli mi ha affidato. Io chiamo tutti, ma ai miei devoti, che conoscono la mia voce e che sono docili ai miei insegnamenti, io concedo grazie su grazie, così da renderli miei collaboratori nell'opera di salvezza.

Chi si prodiga per compiere una missione particolare assegnatagli da Dio, diventa fratello, sorella e madre di Gesù. Ve l'ha detto Egli stesso nel Vangelo.

C'erano infatti, quel giorno, molte persone attorno a Lui, e i miei parenti, secondo la legge umana, male vedevano ciò che Gesù faceva. Fu per questo motivo che m'invitarono ad andare con loro a richiamarlo, perché ritornasse a casa e non predicasse più.

Mandarono perciò un giovane, quando giungemmo sul posto dell'incontro con la folla, perché dicesse al mio Figlio che la madre sua e i suoi fratelli lo chiamavano.

Gesù volse in quel momento lo sguardo attorno, come per parlare a ciascuno in particolare, e disse: "Chi sono mia madre e i miei fratelli?". E pareva che volesse dire: "Tu, tu, tu... ", e invitare tutti a fare la volontà del Padre, poiché solo così si diventa familiari di Dio.

Nel mondo, molte persone ci tengono a discendere da gente di alto grado, altre sono orgogliose di avere come amici dei potenti. Il cristiano, a cui la vita terrena non deve interessare che come mezzo per raggiungere la vita eterna, non può dar valore alla potenza e alla scienza, e nemmeno all'amicizia e alla parentela. Sono tutte cose che passano. La fratellanza umana e l'affetto che deve unire gli uomini, hanno un motivo ben superiore ai vantaggi umani che ne possono derivare.

Dio, che è Padre di tutte le genti, e che, per mezzo dell'incarnazione del Verbo, ha elevato l'uomo fino a fargli vivere una vita divina, vuole che nel compimento della sua volontà, abbiano a stabilirsi rapporti di parentela stretta col suo Figlio e con Lui. Quale cosa più desiderabile di questa? Ma quale deve essere perciò il vostro impegno?

Se ciascuno ha una missione da compiere, che è stata prestabilita con infinita bontà da Dio a suo riguardo, lo scoprire e accettare questa missione diventa un mezzo non solo per piacere a Lui, ma anche per diventare suoi consanguinei.

Ecco che il cristiano, dal momento in cui viene inserito come parte viva nella Chiesa, si assume il compito di continuare ciò che il suo Capo invisibile prestabilì. Così si delinea in modo generale la missione del cristiano: lavorare per la Chiesa, per il suo consolidamento e per la diffusione della fede.

Ad una missione di carattere generale, corrisponde l'attuazione secondo le proprie capacità e i propri mezzi, ma il fine supremo deve essere sempre quello: cooperare all'opera di salvezza voluta da Gesù per mezzo del trionfo della Chiesa nel mondo.

Figli, ciascuno di voi, a questo punto, può considerarsi un piccolo mondo, non indipendente, non autonomo, ma collegato come un satellite attorno al sole. Supponete che il sole abbia a ricevere un incremento di luce da tanti piccoli mondi che lo circondano. Ciascuno darebbe il proprio raggio, ciascuno la propria luminosità, e tutti concorrerebbero a renderlo più bello.

Ciò che non avviene nel campo astronomico, può avvenire nel mondo spirituale. Ogni anima ha una sua bellezza, una forza, una grazia. Se il cristiano, coltivando in sé questa forza, questa bellezza e questa grazia, vuole onorare il Padre e fare la sua volontà, darà incremento e luminosità e potenza a quell'opera mirabile che è la Chiesa, e la sua pochezza diventerà grandezza.

Quando Dio opera nel mondo, compie opere meravigliose. Quando opera in un'anima che si rende disponibile, compie l'opera della santificazione, che supera ogni possibilità umana. Quando un cristiano si presta come strumento per attuare i disegni di Dio, scompare l'umano perché agisce Dio, e le opere diventano divine.

Vi voglio però avvertire di una cosa molto importante. Quando il sacerdote, prendendo fra le mani il pane ed il vino, pronuncia le parole della consacrazione, questo pane e questo vino, pur diventando il corpo ed il sangue di Gesù, conservano l'apparenza delle specie che precedentemente esistevano.

Così, anche voi. Quando, attratti dal desiderio di fare la volontà di Dio, procurate di attuare la vostra missione nel modo più perfetto, conservate la vostra natura con tutti quei difetti, quelle deficienze e quelle debolezze che sono comuni all'uomo.

Ebbene, non turbatevi. Se il vostro cuore è buono, se la vostra mente ha buone intenzioni, se l'anima vostra è in grazia di Dio, anche se le vostre opere conservano un'apparenza umana difettosa, Dio vede l'interno ed ha già accolto ciò che voi gli offrite, come vero bene. Vi serva tutto questo a darvi conforto e a non lasciarvi abbattere nelle difficoltà.

Figli, vi benedico tutti. Perseverate nel bene e non stancatevi mai di riprendere, con rinnovato fervore, i vostri propositi. Benedico le religiose presenti e la loro missione. Arrivederci!

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