La virtù della temperanza

 


15 maggio 1973.

Figli diletti, sono con voi e resto in vostra compagnia per essere a voi di sostegno e d'aiuto in tutte le vostre necessità.

Sono Madre e Regina e tutto vi posso ottenere, poiché Dio mi ha fatta padrona del suo cuore; ed io vorrei essere padrona assoluta del vostro cuore, per poter indirizzare i vostri affetti e desideri unicamente a Dio.

Tutto in me era equilibrato, durante la mia vita mortale. Ebbene, di questo equilibrio desidero farvi dono, perché nel disporre di ogni bene, di ogni virtù e di ogni capacità, possiate in tutto avere quella moderazione che fa aleggiare attorno a voi una serenità ed una pace che non possono esistere dove vi è l'affanno, la troppa sollecitudine delle cose umane e l'irrequietezza che genera disordine.

Delle quattro virtù cardinali se ne parla spesso, ma forse quella di cui molte persone mancano è la virtù della temperanza. Di essa vorrei parlarvene, perché le mie parole vi servissero da termometro e vi moderassero in tutto.

Essere temperanti non significa soltanto essere mortificati nel cibo, così da non prenderne se non nella quantità che può far bene al corpo perché si mantenga agile e forte nel servizio di Dio, ma significa mortificare anche ogni altro senso, che deve essere guidato con parsimonia per portare vantaggio all'anima.

Essere temperanti nel parlare, nel guardare, nell'ascoltare, nel vestire, è tutta un'armonia che fa del vostro corpo uno strumento di pace e di salvezza.

La moderazione nel parlare vi farà riflettere maggiormente su ciò che dite, perché non escano dalla vostra bocca parole offensive, calunnie e mormorazioni. Quante discordie familiari causate da un'eccessiva loquacità! Come sarebbero più amiche, suocere e nuore, se la temperanza nel parlare facesse usare più carità l'una verso l'altra! Quanto male di meno si divulgherebbe se si fosse più taciturni! Alle volte, una notizia cattiva diffusa, viene ingrandita; da una bocca passa all'altra ed ognuno vi aggiunge la sua parte, cosicché alla fine essa diventa una catastrofe.

Siate ottimisti, figli. Se vedete il male, riparatelo se è possibile. Correte ai ripari, rivolgendovi alle autorità quando non potete fare da soli, ma siate moderati, siate temperanti. Nel riferire i fatti, fate attenzione a non diffondere il male; siate temperanti, cioè non aggiungete una parola in più. Se però prevedete che riferendo il male non si avrà nessun beneficio morale o spirituale per nessuno, tacete.

Nel Vangelo si riferisce a Gesù una frase che esprime tutto un comportamento. «Gesù taceva», si dice. Si estraniava, sfuggiva a chi lo voleva esaltare e taceva quando avrebbe potuto difendersi dalle cattive lingue, dalle calunnie e da tutto quel cumulo di offese che erano un insulto alla sua divinità e alla sua umanità.

Siate anche voi temperanti nel parlare, sempre. Quando la vostra parola non è accettata, rivolgetevi a Dio, ma non insistete nel voler imporre il vostro modo di pensare e le vostre teorie.

Pregate, questo sì conta molto; e come Gesù vi ha detto, dovete pregare senza interruzione. Non intendo però che abbiate a recitare continuamente le formule della preghiera, ma che abbiate a mantenere il vostro cuore costantemente unito a Dio.

C'è chi si lamenta di non aver voglia o di non saper pregare di più. No, figli, non è il muover delle labbra che conta, anche per il quale occorre la moderazione. Quel desiderio che avete di fare la volontà di Dio e di aiutare il vostro prossimo è già preghiera e della più pregiata.

La temperanza è mitezza, è equilibrio, è grazia. Non dar noia al vostro simile, non sopraffarlo con la vostra volontà, non pretendere da altri ciò che voi non siete in grado di dare a loro, è carità e moderazione.

Essere temperanti vuol dire anche saper castigare il proprio corpo, non permettendo che abbia un riposo esagerato, come pure castigare i propri occhi perché non s'insinuino nel cuore quelle tentazioni che sono come ladri che entrano per la finestra. Castigare è mortificare, è ridurre, è moderare, e se voi saprete applicare questi verbi ad ogni azione che compite, riguardante il vostro corpo, arriverete al pieno dominio di voi stessi. Chi sa comandarsi riesce a comandare. Non vi è altra strada.

Volete essere mamme che hanno un ascendente sui figli e che riescono a farsi amare ed ubbidire? Date esempio di una forza di volontà imbattibile e al tempo stesso di un dominio su voi stesse a tutta prova. Così posso dire ai papà e potrei dire a tutti i miei figli della terra. Il rispetto della libertà, della personalità, dei principi e del pensiero altrui porterebbe all'ordine generale, se a dirigerlo vi fosse la virtù della temperanza.

Così, figli, quando sarete fuori di qui e vi troverete nelle difficoltà e nell'incertezza sul modo d'agire e vi verrebbe voglia d'inveire, di far la voce grossa o magari d'imprecare, ricordate la vostra Mamma e vedetela accanto a voi mentre vi sussurra: figlia mia, anima mia, sii temperante! Tornerà l'ordine, tornerà la pace se saprete ubbidirmi.

Siate buoni, figli! Continuate fuori di qui a farmi conoscere ed amare. Io benedico i vostri gruppi di preghiera, e le vostre riunioni sono mezzi di santità e causa di gioia per voi e per i santi del cielo.

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