Vuoi tu lavorare nella mia vigna?

 


16 Dicembre 1975

Figli tanto cari al mio cuore, ecco, sono qui con voi e, da brava Maestra, voglio dare inizio alla lezione invitandovi ad elevare la vostra mente allo Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, perché sia luce alle vostre menti. Poi vi parlerò del modo con cui dovete mettervi al servizio di Dio, per essere a Lui graditi, e infine vi dirò quali ricompense avranno quei miei figli che saranno docili alle mie parole.

Si legge nel Vangelo che Gesù narra questa breve parabola. "Un uomo volle invitare i suoi due figli ad andare a lavorare nella sua vigna. Uno gli rispose: "Sì, padre", ma poi non ci andò. L'altro, alla stessa domanda, rispose:

"No, non voglio andare nella tua vigna", ma poi ci ripensò e decise di andare.

Figli, la stessa domanda, che è una chiamata, Gesù la rivolge a ciascun'anima. "Vuoi tu lavorare nella mia vigna?". La risposta affermativa è certamente un'ottima cosa, a cui però devono corrispondere i fatti. Qualche volta la novità o l'entusiasmo portano le anime a fare propositi e offerte generose, ma, passato il primo fervore, entra in molti l'apatia, e la monotonia della vita fa entrare le anime come in un letargo. È il caso del figlio che risponde: "Sì, Signore", e poi non lo serve. Aver accettato un impegno non è una cosa determinante.

Il lavoro che la vigna dell'anima vostra richiede, deve essere costante e animato da grande amore. Che cosa vi chiede il Maestro? Vuole che togliate i difetti e che mettiate al loro posto le virtù. Non vi dovete lasciar prendere dalla sfiducia se il vostro compito è arduo, come non rimane sfiduciato il giardiniere che vede spuntare le erbe cattive proprio dove egli ha cercato di strapparle. La fiduciosa umiltà che vi fa ricorrere all'aiuto del Signore per rialzarvi dopo una caduta, è quella che fa sorridere il divino Giardiniere delle anime, che conosce la vostra buona volontà e l'estrema debolezza. Mettersi al servizio di Dio è rendersi conto delle difficoltà che s'incontreranno.

Gesù disse un giorno che il discepolo non può essere da più del maestro. Basterebbe vedere, passo passo, che cosa fece Gesù per coltivare quella vigna che il Padre gli aveva affidato, per capire che non si potranno cogliere rose senza pungersi con le spine. Non si potrà che seguire le orme del divin Maestro, per le vie del mondo e sul Calvario, per capire la preziosità del vostro servizio.

La vigna è l'anima vostra, e vigna è il mondo. Per lavorare nel mondo, dove dovunque vengono tesi tranelli, dove serpi velenose si nascondono in modo tale da danneggiare senza essere viste, occorre una fede vera, che non rimanga scossa dagli scandali e dalle cattiverie degli uomini, ma che, senza rispetto umano, faccia combattere la buona battaglia.

Servire Dio nel mondo è, come dire, andare contro corrente a costo di essere derisi, calunniati e maltrattati, testimoniando la verità e la moralità con un comportamento di vita esemplare. È difficile pronunciare il proprio sì e tradurlo in pratica, ma non è impossibile poiché quella legge che siete invitati ad osservare, non è difficile ed è alla portata di tutti, e la verità, anche se incomprensibile nei suoi misteri, non è contraria alla ragione.

Servire Dio nella sua vigna è lavorare per la Chiesa, sposa di Cristo, madre dei credenti, barca di Pietro, in cui tutti gli uomini possono trovare la salvezza. Lavorare per la Chiesa è lavorare per sé, poiché le sue ricchezze non sono un patrimonio privato. Chi più mette in questa banca, più raccoglie ed arricchisce tutti i fedeli, che possono partecipare di tali immensi tesori.

Lavorare in questa vigna è collaborare con la preghiera e l'azione, perché quei canali di grazia che sono i sacramenti, siano valorizzati e ben ricevuti. Valorizzare il Battesimo, può sembrare solo opera materna, ma poiché questo sacramento inserisce nel corpo di Cristo, deve essere sempre ricordato e rivissuto da tutti. Valorizzare la Cresima, è rinnovare continuamente il coraggio ed essere forti, nel ricordo di questo sacramento che rende soldati di Cristo. Valorizzare l'Eucaristia, è servire Dio, onorarlo, adorarlo e donarlo in un'effusione continua di carità. Che è infatti una Comunione se, dopo aver ricevuto il mio Gesù, non si sente il dovere di donarlo con la serenità e l'amore, con l'offerta di sé, fatta anche con sacrificio, ai fratelli?

Così, il servizio alla Chiesa, può esser fatto nella valorizzazione del matrimonio, destinato a perpetuare la vita, e nell'Ordine sacro, che perpetua la vita di Gesù nel mondo e quella della grazia nelle anime. E potrei continuare, facendovi apprezzare il sacramento degli infermi, che aiuta i malati a soffrire e i moribondi a morire serenamente.

È un grande dono quello di essere chiamati a lavorare nella Chiesa, e la ricompensa non è limitata ad una soddisfazione personale per il bene compiuto, ma è la pace intima, conseguenza di un dovere compiuto, è il premio che Gesù darà agli operai fedeli che avranno cercato gli interessi del Padre del cielo e la diffusione del suo regno.

Figli, in breve vi ho detto molte cose, che cercherete di sviluppare col mio aiuto. Non potrete fare tutto in una volta, ma poco per volta, lavorando coscienziosamente e con buona volontà fino al giorno in cui vi sentirete dire: "Vieni, servo buono e fedele, a godere il premio a te riservato".

Arrivederci, figli!

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