Giovanni vi si propone come modello

 


17 dicembre 1972

Figli diletti, sia gioia a voi e pace e grazia! Quanta gioia, quanta consolazione, quanta riparazione deriva da questi incontri di anime. Venite e andate, raccogliete e seminate, diffondete come angeli la pace e il bene. Che grande cosa è il bene! Se lo scrivete a caratteri maiuscoli, il bene si identifica con Dio e voi siete in grado di diffonderlo se vi riempite di Lui.

Questo luogo è una fonte di bene, è come una fucina in cui le anime si addestrano ad operare alla maniera con cui operava il mio Gesù sulla terra e, copiando da Lui, operavo anch'io. Qui c'è fede, c'è carità, c'è fiducia. Voi venite e vi rifornite, poi di queste virtù ne fate dono ai vostri cari. Qui l'amore è palpitante e voi, ricevendolo, lo portate nelle vostre parrocchie, così da animarle.

È tutto un dono, è un Natale continuo, è un comunicarsi la gioia. Tutti gli uomini parlano di gioia e la desiderano, disposti a fare pazzie per conquistarla; poi si trovano a mani vuote e si accorgono che invece della gioia è subentrata l'amarezza e molte volte la disperazione. È tutto qui: non hanno cercato la gioia dove potevano trovarla, hanno trovato col peccato l'infelicità.

Ma, figli, come potrete mantenere ciò che io vi dono? Ecco Giovanni che vi si propone come modello. Viveva nel deserto, nutrendosi di erbe e di locuste; innalzava a Dio quotidianamente la sua preghiera e ammoniva tutti a condurre una vita mortificata, ricca di opere buone.

Il suo esempio deve essere imitato da voi, anche se forzatamente dovete vivere nel mondo a contatto coi familiari, con gli amici, con gli uomini tutti.

La vostra vita esemplare deve richiamare attorno a voi molte persone. Saranno forse anche solo curiose momentaneamente, ma poi finiranno per capire che la vostra fede che vi fa vivere di preghiera e di sacrificio, dà più soddisfazione e più gioia che il vivere nelle spire di quel vento impetuoso che la tentazione e le passioni sanno suscitare.

Verranno molte persone a voi e vi chiederanno, come già a Giovanni: "Chi sei tu?". E voi risponderete con le stesse parole di Giovanni: "Io sono la voce".

Essere la voce è grande cosa, figli. La voce non si vede perché non ha corpo. Si può dire che non è nessuno, come intendeva dire il precursore quando asseriva: "Io non sono il Messia, non sono un profeta. Io sono la voce di uno che grida nel deserto".

Ma la voce ha una potenza. La voce di una mamma che si eleva verso il cielo, sale fino al trono di Dio. La voce di un sacerdote che pronuncia le parole della consacrazione, chiama Dio sull'altare e si compie una nuova incarnazione. La voce di due o più persone unite in preghiera, chiama Gesù in mezzo a loro. La voce di chi implora perdono, viene riconosciuta da Dio che, mosso a pietà, concede misericordia.

La voce degli angeli gareggia con quella degli uomini buoni che lavorano perché si diffonda la pace. La voce soave di un bimbo fa eco a quella degli uccelli gorgheggianti che vi annunciano la primavera.

Voci dolci, voci soavi, voci piene di dolore di persone che soffrono, voci che vi elevate fino al cielo, siate benedette, e per questa benedizione possiate acquistare una potenza onde essere sempre vittoriose sopra le cattiverie umane.

Ma aprite per un attimo le vostre orecchie e intendete: sono boati spaventosi che escono dalla bocca dei bestemmiatori. Alcuni li chiamano moccoli; no, chiamateli boati o latrati, che gareggiano con le parole blasfeme e oscene che escono dalla bocca dei dannati dell'inferno, a cui fanno eco i demoni.

Voci di guerre, quelle stragi inutili, e sono le bocche dei cannoni e delle armi da guerra che le emettono con grande spargimento di sangue. Voci diaboliche, voci cattive, voci seducenti, voci di cui è ripieno il mondo. Voci dell'errore e del peccato che vanno coperte con le vostre voci.

Dite pure: "Non voglio essere nessuno, voglio essere la voce che chiama tutti accanto a te, Signore".

Così, più fervente che mai, in questi giorni sarà la vostra preghiera; più serena e più dolce del solito sarà la vostra parola; più gioioso e attivo il vostro operare in qualunque campo.

La vostra voce, così offerta, precederà lo squillare festoso delle campane, richiamo di Dio che si manifesta agli uomini.

Con questo senso di umiltà che vi renderà grandi agli occhi di Dio, gli preparerete la strada perché tutti si accostino a Lui, gioia infinita delle anime, e siano felici.

Ed ora, prima di benedirvi, permettetemi, figli, di compiacermi con voi per la grande milizia a cui volete partecipare. Preparatevi al combattimento, poiché essere soldati non vuol dire restare inoperosi, ma essere sempre guardinghi, perché il nemico non distrugga la vostra forza rompendo le file. Poi perseverate e fate conoscere a quanti più potete quel desiderio espressovi dal mio Gesù: che abbiate ad offrire tutto ciò che possedete nel campo spirituale, per essere d'aiuto alla chiesa.

A coloro che sono venuti da lontano, il mio compiacimento. Non temete nulla. Anche se qualche volta vi troverete in pochi davanti alla mia immagine, non lasciatevi intimorire. Se aveste fatto evitare anche un solo peccato ad un'anima, io ne sarei molto contenta e benedirei per questo tutto il gruppo e le loro famiglie.

A tutti il mio affettuoso abbraccio. Siete miei, consacrati a me ed io vi prometto che non vi lascerò sfuggire dalle mie braccia. Solleverò verso il Padre il mio Bambino e non cesserò di chiedere pietà finché non sarò esaudita.

Avete fatto bene a consacrarmi i vostri cari. Di ritorno alle vostre case, farete ripetere loro la consacrazione, che diventerà un vero atto della loro volontà.

Arrivederci, figli. La gioia abbondante, come la sa dare il Signore, dimori nei vostri cuori.

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