Gli esempi di Giona e di Giobbe

 


8 Ottobre 1975 (a Muggiò)

Figli diletti, sia pace a voi e sia grazia alle vostre anime. Quanto è bello trovarsi qui insieme e formare come una bella corona per ricordare i misteri della vita, passione, morte e risurrezione del mio Figlio!

Mi domandate perché mi piace il rosario? Vi rispondo. Voi, quando dite questa preghiera, fate come quei buoni figli che ricordano con piacere ciò che la Mamma ha fatto e lasciano che la Mamma dica i fatti che hanno accompagnato la sua vita di sposa e di madre. Voi mi parlate e mi ascoltate con piacere. Io vi parlo e vi ascolto con piacere e con grande interesse. Per me, sono sempre cose nuove quelle che voi ricordate nei misteri del rosario, perché, come continua nel mondo la presenza del mio Figlio, così continua la sua passione e morte e la sua risurrezione.

È grande dolore per me questa passione, che si moltiplica per ogni anima che s'allontana da Dio, ma è grande gioia quando avviene per molte di esse come una risurrezione, specie se per mezzo della vostra preghiera le anime ritrovano la via della verità e del bene, che è come dire quella del cielo.

Permettetemi oggi che io vi additi due personaggi dell'antico Testamento che vi possono essere come modelli, perché possiate portare nel mondo i frutti della redenzione.

Certamente conoscete Giona, che Dio inviò a Ninive perché richiamasse a penitenza gli abitanti di quella città. Vi dico in breve che Giona dapprima non volle ubbidire, che fu gettato in mare e ingoiato da un gran pesce e che dopo tre giorni fu rigettato sulla riva, per cui si riprese e si corresse della sua disubbidienza; ma vi dico soprattutto che Giona, con l'esempio e la parola, predicò ai Niniviti preghiera e penitenza. Essi si convertirono, e il Signore non mandò i castighi minacciati, ma perdonò.

Ora vengo a voi, mie anime tanto care, e vi rivolgo un invito quanto mai pressante. Voi conoscete la misericordia di Dio, che è infinita come la sua giustizia, e sapete che Dio è lento a castigare, anche se il male che si commette nel mondo lo disgusta e non può attuare per tutti quel piano di salvezza che Egli desidera. Ma non vi pare che chi conosce la bontà di Dio, deve sentire il dovere d'invitare tutti a conversione? Qual è la penitenza che Dio chiede agli uomini se non la conversione del cuore, che deve portarlo verso di Lui, accettando di vivere una vita conforme ai suoi comandamenti?

Ora, figli, il vostro rosario, recitato qui o in famiglia o in chiesa, deve essere come una campana che suona e che invita a cambiar vita. Se la campana deve essere ascoltata e non deve avere un suono che dà fastidio all'orecchio, deve anzitutto essere una musica che viene dal vostro interno, vale a dire, deve essere il prodotto di una pratica religiosa che va diventando sempre più una musica piacevole in voi.

La misericordia di Dio è infinita, ma gli uomini devono essere richiamati, indirizzati, accompagnati. Che cosa può fare una mamma, un papà, una sposa, una religiosa, un figlio o una figlia? Forse dovrà vestirsi di sacco come Giona, per invitare gli altri a fare altrettanto?

Ecco, se voi capiste l'importanza di questi raduni di preghiera, ne vorreste fare tanti in ogni paese e città. Essi sono i parafulmini, sono segni di Dio che attirano misericordia su tutti. Ecco perché, mentre v'incoraggio a continuare e a raddoppiare i vostri gruppi, v'invito anche ad amare sempre più il rosario. Ogni famiglia dove si recita il rosario, è una piccola oasi e sarà un piccolo rifugio. La bontà di Dio deve riflettersi nei vostri sguardi e nei vostri cuori, ed io, sedendo Regina in mezzo ai miei figli, non farò che accrescere le virtù di coloro che, amandomi, mi salutano cinquanta, cento volte "Mamma".

Figli, il secondo personaggio che vi voglio additare è Giobbe. Lo adoperate come simbolo di pazienza. Infatti, il Signore permise che il demonio lo provasse, privandolo di tutti i suoi beni materiali: salute, figli, bestiame e terreni. Fu ridotto, coperto di piaghe, come una cosa ributtante. Fu una prova e, per la sua fedeltà, fu ricompensato con doni raddoppiati rispetto a quanti gli erano stati tolti.

Figli diletti, il dolore viene spesso a battere alla vostra porta e voi ve ne domandate angosciosamente il motivo. Il Signore non vuole la vostra sofferenza, ma permette la prova, perché da essa ne derivi il maggior bene per voi e per i vostri cari. Sappiate esercitare la pazienza! Dio non toglie mai nulla ai suoi figli, se non per dare doni maggiori. L'adesione alla sua volontà è un segno di fede, è un atto di fiducia e un esercizio di pietà filiale.

Quando prendete la corona fra le mani per recitare il rosario, non dimenticate che esso è un esercizio di pazienza. La pazienza di Giobbe fu ricompensata sulla terra, la vostra pazienza avrà una ricompensa celeste. Vedete quanto sbagliano coloro che prendono a noia il susseguirsi delle Ave Maria, e ricordate che ogni preghiera vale tanto più quando è accompagnata, se volete, anche da un piccolo sacrificio.

Figli, vi stringo al mio cuore ad uno ad uno e a ciascuno prometto e dono quelle grazie che gli necessitano. Arrivederci, figli. Non abbiate timore che di non compiere i vostri doveri, annunciando con l'esempio il regno di Dio e la pazienza per attenderlo.

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