Come realizzare in voi l’ave Maria

 


16 Settembre 1975

Figli, tanto a me cari, sia pace e grazia ai vostri cuori. Sono Maria, la Madre del Redentore. Sono qui per istruirvi e per chiedervi di realizzare in voi l'Ave Maria, così da diventare altrettante Marie. Vi sembrerà strano il mio linguaggio, ma quando vi avrò spiegato ogni cosa, ne sarete tanto contenti e mi sarete grati.

Vi sono due azioni nella vita dell'uomo, del cristiano in particolare, di grandissima importanza. Queste azioni si rispecchiano nell'Ave Maria, che voi recitate molte volte al giorno.

Nella prima parte dell'Ave Maria, mi salutate come mi salutò l'angelo, "piena di grazia", e mi dite che il Signore è con me. In queste parole io vedo l'azione che voi compite sovente, di comunicarvi. Rivolgo perciò a voi le parole che m'indirizzate, e v'invito a desiderare sempre più di vivere in grazia di Dio e di aumentarla sempre più, così da possederne la massima misura desiderata da Lui a vostro riguardo.

Ricevere la Comunione è fare una stretta unità con Dio; è dare in voi stessi ospitalità a Colui che, nella sua immensità, i cieli non possono contenere; è fare unione di pensieri, di affetti e d'azione con Colui che è la santità personificata. Non vi è dunque azione più importante nella giornata, di quella di accostarvi al banchetto eucaristico, in cui il Figlio di Dio, fatto uomo, si fa vostro cibo e vostra bevanda, vostra forza e vostro aiuto, vostra gioia e vostra speranza.

Il frutto di questo incontro col Signore è in base alla preparazione che voi fate. È vero che Gesù Redentore può e vuole cancellare ogni macchia, dove passa. Egli può ridare la vita e risanare le anime, ma ha voluto significare che occorrono umiltà e purezza quando, prima d'istituire l'Eucaristia, volle cingersi i fianchi di un lino e lavare i piedi agli apostoli. Non vi dico che dobbiate divenire scrupolosi ed allontanarvi dalla Comunione col pensiero della vostra indegnità, poiché, se così fosse, più nessuno dovrebbe comunicarsi, ma che ci sia in voi quella premura e attenzione di evitare anche le colpe veniali.

Eccovi la prima parte dell'Ave Maria, che vi deve servire da monito e da stimolo. Sarò io stessa che dirò a ciascuno: non cessare di preoccuparti di vivere cristianamente bene, perché Gesù possa davvero essere il tuo Ospite desiderato e tu per Lui ospite gradito.

Ora passiamo al secondo punto. Mi dite nella seconda parte: "Prega per noi nell'ora della nostra morte". Se il prepararsi alla santa Comunione è cosa doverosa e necessaria, altrettanto importante è prepararsi alla morte. Essa infatti viene come il ladro, quando meno ci pensate. Si muore a tutte le età, per le cause più banali e in tutti i luoghi. La morte è la grande pena riservata al peccato, ma attraverso di essa Dio dà all'uomo giusto la più bella ricompensa. Infatti, se lo sfacelo della morte impressiona, il pensiero dell'aldilà apre il cuore alla più dolce speranza.

Vi è un fatto nel Vangelo che sentite leggere spesse volte. Gesù, accompagnato dai discepoli e da molta folla, incontra a Naim un funerale. È una vedova che, piangendo, porta alla sepoltura il suo figliolo. Molta gente piange con la mamma. Gesù si commuove. S'avvicina alla bara e, chiamando il figliolo, gli ridona la vita. Può e deve avvenire così per ciascuno di voi, un giorno. Forse attorno a voi ancora si starà piangendo, e Gesù avrà già dato il suo comando: "Figliolo, figliola, ti dico: alzati!". Si deve cominciare una vita nuova, la vera vita che non finirà mai. Se in quel momento l'anima vostra, ornata dalla grazia di Dio, sarà come rivestita dell'abito nuziale, voi beati.

Vi ho detto qualche volta che i miei devoti li porterò direttamente in cielo. Oh! sì, lo posso fare, purché voi lo vogliate. La volontà di non offendere Dio e di amarlo attraverso il compimento dei vostri doveri, non è tanto difficile, ed è il modo migliore per mostrarmi la vostra devozione. Non temete la morte. Mi dite, chi cinquanta, chi cento e più volte al giorno: "Prega per me nell'ora della morte". Volete che me ne dimentichi? No, no, sarò accanto a voi, dovunque siate, per aiutarvi a ben morire. Voi pensate a quel momento, non dite quelle parole solo con le labbra.

Sapete che ogni giorno che passa è un avvicinarsi a quel giorno, anche se non vi sembra vero. Quando infatti parlate della morte di persone che conoscete o che avete amato, parlate come di fatti che toccano ad altri e non a voi, e la vostra commiserazione non è certamente una riflessione. Anche se vi sentite in piena salute, vi consiglio di dire a voi stessi: oggi a te, domani a me. È così, figli, la vita umana. Non vi spaventate, ma siate pronti come coloro che aspettano la chiamata. Solo così s'accoglie sorella morte, che apre le porte del cielo.

Vi benedico tutti, figli, ad uno ad uno. Benedico i miei ministri. Quanto li aiuto per il loro apostolato! Benedico le religiose e le laiche consacrate. Benedico genitori e figli. Tutti stringo al mio cuore con tenerezza materna, mentre rispondo alle vostre Ave Maria dicendo con gioia e con affetto: Amen.

Arrivederci, cari, e sempre con lo stesso fervore. Io, sempre con abbondanti grazie, vi ricambio.

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