Il libro che vi parla d'amore

 

    18 giugno 1972.

Figli miei diletti, siate buoni e ascoltatemi bene.

Sono la vostra Mamma addolorata e sono qui per mostrarvi un libro aperto, nel quale voi dovete imparare a leggere ogni giorno e dovete meditare lungamente nelle ore dolorose della vostra vita.

Questo libro porta un nome che è diventato tanto comune da non essere più apprezzato. Questo libro divino che vi parla d'amore è il santo crocifisso. Sopra ogni tabernacolo voi lo vedete, il crocifisso; è di metallo vile o pregiato oppure di legno, ma non parla al cuore degli uomini.

Certamente la devozione al Bambino Gesù fa tenerezza ed è bene coltivarla. Ma se imparerete a leggere in quel divin libro che parla d'amore, crescerà la vostra statura spirituale, diventerete grandi nelle virtù, specie nella pratica della mortificazione e del sacrificio, diventerete veramente gli "alter Christus", perché cercherete ed abbraccerete la croce con la stessa avidità e ansia con cui l'ha abbracciata e desiderata il mio Figlio.

Ecco, io apro quel libro e voi vedete due braccia stese in atto di amore. Qualcuno può esser tentato di pensare che Egli, il mio Gesù, fosse stato costretto a stendere le braccia e che i Giudei vi abbiano messo i chiodi. No, figli miei! Egli sapeva che lungo i secoli molti uomini si sarebbero domandati: "Come possiamo dire che Dio ci ha amati?". La bellezza del creato, il sole, i fiori, gli uccelli, i mari, i monti sarebbero stati lettera morta per molti.

Gesù ha spalancato le sue braccia volontariamente in un atto d'amore che abbracciava ed abbraccia tutto il mondo e ha detto: "Io vi amo così". Ha fatto come i bambini a cui le mamme chiedono con dolce insistenza: "Quanto bene mi vuoi?".

Ma scrutiamo ancora questo libro divino. Gesù ci ha steso le braccia ed ha chinato la testa in atto di ubbidienza al Padre e di tenerezza verso di noi. Egli era l'Uomo-Dio e la sua morte era stata accettata come atto di sottomissione alla volontà del Padre. Ma non finiva la sua opera con la morte in croce, anzi, proprio da quella morte doveva cominciare la vita.

Dalla ferita del suo cuore doveva scaturire sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti, e dal suo sacrificio la salvezza. E il sacrificio doveva continuare fino alla consumazione dei secoli, rinnovato per mezzo degli apostoli, dei loro successori e dei sacerdoti.

Gesù chiama ancora dalla croce e il suo grido di morente assetato si rinnova in ogni S. Messa. Gesù chiede a tutti un sorso d'acqua. Chiede una lacrima, chiede una parola di conforto, chiede un contributo di sofferenza.

Il mio Gesù si presenta ai vostri occhi nudo e piagato. Ha voluto che tutti potessero leggere sul suo corpo che cosa gli hanno causato i peccati degli uomini, e nelle lacerazioni e scorticature che la flagellazione gli aveva prodotto, ha voluto creare come un nido dove le anime privilegiate, quelle che la sofferenza tocca più da vicino, potessero trovare conforto e sollievo.

Vi presento ancora quel benedetto libro, guardatelo! Porta un'aureola ben dolorosa ed una iscrizione vera, anche se chi l'ha posta credeva di fare un insulto. Una corona che è un diadema, che è un simbolo ed una realtà. Gesù è coronato di spine. Ancora nel mondo si sogna onore e gloria, dopo che il mio Figlio ha pagato così cara questa ambizione.

Figli miei, leggete quelle parole. Egli desidera essere veramente il vostro Re, non un re da burla. Vuole veramente regnare sui vostri cuori, sulle vostre menti, sulle vostre opere, sulle vostre famiglie, sulla società, nella Chiesa e nel mondo.

Ma come potrà regnare se la superbia lo considera come l'ultimo arrivato, se gli si negano quei diritti sacrosanti che sono dovuti alla sua divinità e alla sua regalità? Figli miei, il mondo ingigantisce nella superbia, come potrà ricevere l'annuncio della regalità di Cristo sugli uomini?

Ma forse che Egli, il Figlio di Dio fatto uomo non possiede i mezzi per elevare gli umili e per umiliare i superbi? Forse che la grandezza umana ha qualche valore per l'eternità?

Venite e guardate questo divin Crocifisso. Guardatelo e ascoltate: "Chi ha un amore più grande di Colui che dà la vita per i suoi fratelli?", vi dice. E voi che decidete, che rispondete?

Se vi è qualche cosa che vi umilia di fronte a Lui, sono i vostri peccati. Portateglieli giornalmente. Che vale l'avvilirsi per le proprie imperfezioni? Che vale conservare nel cuore il peccato, che come serpe rode e toglie la pace?

Venite, in questo libro divino deponete il vostro fardello. Di qualunque entità esso sia, ricordate che una goccia sola di quel sangue prezioso che piove dalle sue ferite, basta a lavare i peccati di milioni di uomini.

Avete sentito i suoi richiami. Ha sete delle anime vostre, di quelle dei vostri cari. Non perdete mai la fiducia, non perdete la speranza, ma portateli o corporalmente o spiritualmente davanti al Crocifisso.

Così ha pagato Lui per tutti, aspetta solo la volontà degli uomini; volontà di pentimento, di riparazione e il vostro contributo di sofferenza per realizzare i suoi e vostri desideri.

Il crocifisso non è dunque un oggetto qualunque di rame o di bronzo o d'oro; esso rappresenta un Dio che vi dice non solo a parole ma a fatti quanto è grande il suo amore.

La risposta di ciascuno a questo richiamo d'amore deve essere una risposta d'amore. Dite anche molte volte al giorno: "Crocifisso mio Gesù, addolorata Maria, non lasciate perire l'anima mia, salvate l'umanità e così sia".

Vi prometto grazie speciali se ogni giorno, ritornando su questi pensieri, ne farete oggetto delle vostre preghiere e meditazioni.

Abbiate fede, figli, e affidate alla misericordia di Dio i vostri problemi.

Vi benedico tutti.

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