L'esercizio della pazienza

 


18 aprile 1972

Diletti figli miei, eccomi qui ancora e sempre per istruirvi, per darvi e ricevere affetto.

Sono la Madre della santa pazienza e mi è caro indirizzarvi la mia lezione parlandovi di questa virtù così importante nella vita dell'uomo.

La pazienza deve essere esercitata continuamente, se non si vuole incorrere in gravi errori e se non si vuol cadere nella disperazione, nell'impazienza, nell'ira e in altri difetti contrari ad essa.

Dio stesso esercitò la pazienza persino nella creazione del mondo, che con un atto solo della sua volontà avrebbe potuto realizzare. Volle impiegare sei giorni o epoche, che dovevano significare il periodo lavorativo della settimana, dopo del quale un giusto riposo avrebbe dato modo agli uomini di onorarlo.

Esercitò la pazienza Gesù durante la sua vita, e tutte quelle cose che avrebbe potuto realizzare in un attimo, essendo Egli stesso Dio, non le portò a termine che in un periodo di anni.

Pazienta Dio con tutti i suoi figli, che attende per lunghi anni, bussando con le sue ispirazioni al loro cuore e invitando tutti a conversione. Li chiama a seguirlo, fuggendo il peccato e praticando la virtù. Non lascia nulla di intentato, donando loro tutte quelle grazie che li aiutino a trovare la giusta strada.

L'esercizio della pazienza fu il più necessario nella mia vita di fanciulla, di sposa e di mamma, ed è tuttora in atto questa virtù con tutti i figli che Gesù mi ha affidato nel momento in cui esalava il suo ultimo respiro. Anch'io attendo e paziento, desiderosa di portare a termine la mia missione.

Tutti al mondo vorrebbero che ogni cosa fosse portata a termine nel più breve tempo. Tutti vorrebbero realizzare desideri e speranze nel più breve spazio di tempo. L'attendere è una sofferenza quando nel cuore bruciano alcuni desideri ed affetti. Ma il tempo dell'attesa è un tempo di preparazione, è un tempo che vale perché nell'attesa si fortifica la fede e la si avvalora con la sofferenza. Saper pazientare significa saper credere e dare un senso alla propria vita.

La pazienza del malato è la serenità che gli fa guadagnare la fiducia da parte di coloro che lo assistono ed è un buon coefficiente per ottenere la guarigione.

La pazienza della mamma che sa attendere, che sa mettere olio sulle ferite, che sa calmare le bufere familiari, assomiglia a quell'opera meravigliosa che il mio Gesù andò svolgendo nella sua vita pubblica.

Così è la pazienza del padre di famiglia, che ogni giorno con amore e con serenità incomincia la sua giornata di lavoro, che sa dire con sicurezza il suo pensiero religioso e mostrarlo coi fatti più che con le parole, anche ai suoi compagni di lavoro che la pensano diversamente da lui.

È pazienza quella dello studente o dell'operaio che s'impegnano nell'adempimento del loro dovere, ritornando coscienziosamente su se stessi per guadagnare il tempo perduto e per non danneggiare nessuno.

La tranquillità e la serenità con cui la giovane si prepara nonostante le contrarietà a compiere la sua missione nella vita, attendendo che il Signore le indichi la strada o le faccia trovare la persona adatta a condividere la sua esistenza, è pazienza.

E persino quella dei bambini, che con i loro piccoli sacrifici devono abituarsi ai sacrifici più grandi e alla disciplina della scuola, è pazienza.

Tutti devono nell'esercizio della pazienza possedere se stessi.

Anche nell'altra vita, nel luogo di purificazione, continua l'esercizio di questa virtù. E le anime del purgatorio devono saper attendere, fino al giorno in cui, terminata la loro pena, saranno sollevate alla gioia che Dio ha loro destinato.

Ecco perché invito tutti ad avere in grande onore questa benedetta e santa pazienza, non dimenticando mai che quando ve la lasciate sfuggire non date onore a Dio, non date buon esempio al vostro prossimo e non esercitate la virtù, anche se vi sembra che in determinati casi sia proprio necessario perderla.

Vi è stato detto che nella pazienza possedete le vostre anime. Ed è vero, poiché essa è come la briglia con la quale trattenete il vostro amor proprio, la vostra superbia e la vostra ira, che qualche volta si manifestano come un falso zelo.

Siate pazienti, figli! Pazienti con gli altri non meno che con voi stessi, poiché sappiate che nessuno è perfetto, e molte volte ciò che rimproverate negli altri è in voi un difetto incallito.

Ora vi voglio fare un chiarimento. Vi sono alcune mamme che hanno croci ben pesanti da portare. Sono forse il marito infedele o i figli increduli. Che cosa dovete fare, figlie mie? Se vi doveste regolare come qualche volta il vostro cuore vi dice, dovreste scatenare su di essi una pioggia di parole o peggio. No, figlie, la santa pazienza v'insegna ad agire diversamente. Se la vostra parola è ascoltata, potete con dolcezza e con serenità far presenti i loro errori e i vostri desideri. Ma se prevedete che si muoverà un'ondata infernale, non vogliate scatenarla.

Pregate e date l'esempio di una fede limpida e sincera. Amate e pazientate. Volgete le vostre invocazioni a Dio. Ditegli che pazienti, ma che scuota le menti e i cuori dei vostri cari e che li converta. Se saprete con le vostre lacrime toccare il cuore di Dio, vi assicuro che si convertiranno. Non temete di sbagliare chiedendo la conversione dei vostri cari, anche se è la liberazione della vostra più grande croce, poiché Dio desidera che si chiedano queste grazie che gli sta a cuore di concedervi.

Sappiate soffrire, tacere ed amare. Sappiate piangere e pregare. Se domandaste ricchezze, fortuna, onori per essi, vi direi che voi chiedete la loro rovina, ma implorando la salvezza delle anime, chiedete che si attui la volontà di Dio.

Davanti al mio Gesù, paziente fino alla morte e alla morte di croce, sappiano tutti coloro che desiderano la salvezza delle anime, offrire la loro vita in sacrificio, in olocausto; sappiano pagare per ottenere.

Figli, la Madre della santa pazienza vi benedice. Invocatemi sotto questo titolo quando la tentazione, il dolore e la contrarietà minacciano di farvi perdere quella forza soprannaturale che vi rende capaci di dominarli.

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