Quando non è possibile dialogare

 


29 Gennaio 1978

Figli miei, sia pace a voi! Ecco, sono qui per ascoltare e per rispondere, proprio come fanno le mamme! Sono qui per ricevere e per dare. Sono qui per stabilire con voi legami d'affetto, saldi e duraturi. Sono qui per parlarvi di cose sante, perché possiate assorbirle e tramutarle in vita per le anime vostre.

Sono la Mamma celeste, ma vivo con voi sulla terra con una presenza d'azione, e con un modo tutto particolare comunico coi miei figli, a cui non lascio mancare nulla. Il vostro modo di comunicare con gli altri deve rispecchiare il mio comportamento. Quando una mamma ha idee ben chiare, quando ha un cuore particolarmente sensibile, il suo linguaggio non può essere un linguaggio comune! La sua lingua, "che batte dove il dente duole", non può non soffermarsi sull'argomento che forma l'ideale della sua vita, non può non parlare di fede e di religione.

Quel Dio, che con l'intelligenza ha donato all'uomo la favella e che desidera avere il predominio sui pensieri umani, deve suscitare quel dialogo che, unendo le menti nella ricerca del vero, del bello e del buono, rende simili gli uomini, li rende più sereni, e li pone sullo stesso piano per una donazione e una collaborazione reciproca. Il non voler dialogare è una mancanza di stima verso coloro che cercano il dialogo.

Purtroppo, il primo luogo dove viene a mancare molte volte questo affiatamento fatto di parole, è la famiglia. I giovani non accettano di dialogare con gli adulti, e gli anziani non sanno andare incontro ai giovani per capire le loro esigenze. È necessaria molta umiltà per poter rinunciare alle proprie vedute, ma è ancor più necessario saper trarre profitto dall'esperienza altrui. Da queste incomprensioni derivano i contrasti; da questi, le divisioni e molte volte quelle fughe che causano gravi dolori e mali morali senza numero.

Il saper parlare coi giovani e il saper accettare i suggerimenti degli adulti, fa parte di quel quarto Comandamento che racchiude nelle sue parole la reciproca stima di genitori e figli. Vi sono però anche figli ribelli, che non vogliono ascoltare, non vogliono accettare e non vogliono portare nessuna modifica nella loro vita.

A questo punto dovrei dire alle mamme e ai papà di tacere, ma non posso, poiché il Signore condanna coloro che vedono, sentono e tacciono. Posso però darvi un suggerimento: anche se non siete ascoltati, dovete, sempre con carità, esporre i vostri pensieri e desideri, e soprattutto rivolgere le vostre suppliche a Dio, perché lui stesso faccia capire e renda persuasi i vostri figli di quelle verità che voi vorreste enunciare e di quelle virtù che vorreste veder praticate.

Molte volte, però, le incomprensioni sono causate da una carenza d'affetto, sia da una parte che dall'altra. È pur vero che molti giovani ad una certa età disprezzano l'amore materno, fraterno e paterno, per cui vanno in cerca, nell'amicizia, di quell'affetto che loro necessita, con grande pericolo qualche volta dell'anima e del corpo. I genitori però devono costantemente far sentire il calore del loro cuore, con quelle sollecitudini e con quelle premure di cui si può usare con generosità anche se non si è ricambiati.

Ciò che vale per genitori e figli, vale anche per i coniugi, che qualche volta sono portati ad altri affetti fuori dall'ambiente domestico per quella trascuratezza e quella freddezza che producono disamore!

Figli, vi ho detto che dovete comportarvi come me. E che cosa faccio io costantemente? Non inseguo i figli più ingrati, i più infedeli, per attirarli al mio cuore e per far loro gustare la soavità di quell'amore materno e divino, di cui vorrei farli consapevoli e farli gioire? Ogni anima vi sia figlia o sorella, figli! Andate alla ricerca delle anime con quell'amore con cui il buon Pastore, Gesù, va alla ricerca della pecorella smarrita, e sappiate che nessuna di esse, per quanto nera, per quanto ribelle e ingrata, può essere allontanata da Gesù e da me!

Quando il cuore sanguina per non poter dialogare, quando si rifiuta l'affetto che vorreste dare, la vostra fedeltà a Dio nella preghiera e la fedeltà al prossimo nell'amare valgano ad ottenervi ciò che desiderate e che chiedete.

Certamente, se voi voleste fare da soli, non potreste raggiungere lo scopo. La religione, che dovrebbe regolare ogni relazione umana, deve essere tenuta in molta considerazione e deve avere l'importanza che merita. Ecco perché, in tutti gli avvenimenti lieti o tristi, si dovrà risalire dalla terra al cielo, sia per ringraziare di ciò che Dio concede, come per impetrare ciò di cui l'uomo abbisogna.

La fede, che molti ritengono adatta solo ai poveri e ai semplici, e che chiamano l'oppio dei popoli, è la forza per vivere e per combattere le battaglie della vita contro le passioni, il demonio e il mondo. Giustamente Gesù diceva: "Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo" ! In quel "crederà", vedete però la pratica della religione in ogni momento della vostra vita. Chi poi ben vive, ben muore, e l'eternità che attende il credente è qualche cosa d'incomprensibile, finché siete sulla terra, ma di veramente grandioso e desiderabile.

Figli, vi benedico tutti. Arrivederci! Sappiate vivere ciò che v'insegno! Tutto è sacro e bello da udire, ma la pratica è sempre più bella e mi rallegra molto.

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