Vorrei che ogni vostra casa fosse un vero santuario

 


10 Dicembre 1974

Figli miei, figli di predilezione che, ansiosi della mia parola, venite senza badare a sacrifici di ogni sorta in questo luogo, siate benedetti. La luce divina illumini la vostra mente, il fuoco dello Spirito Santo riscaldi i vostri cuori, e il fervore dell'apostolato sia per voi quello zelo che vi faccia lavorare instancabilmente per l'avvento del regno di Dio. Ogni mio desiderio ed augurio trovi in voi un terreno ben preparato per cui la parola produca i frutti più copiosi.

Che gioia per una mamma il vedere che le sue parole vengono accettate con umiltà e con amore! Non vi è mamma, per quanto ignorante, che non possa e non sappia dire buone parole ai suoi figli. È una legge naturale che dal cuore di mamme buone sgorghino quegli affetti che si traducono in saggi consigli per i propri cari, per i quali i suggerimenti diventano una protezione dai pericoli, un incitamento alla virtù e al bene e un aiuto per la conquista di tutti quei beni che sono necessari al vivere umano.

Io sono la Mamma celeste, ma questo non m'impedisce di essere estremamente umana e di desiderare di avere figli affezionati e devoti, docili ai miei insegnamenti. Quando nella casa di Nazareth - che per volontà di Dio fu portata dagli angeli nella vostra e mia Italia - io esercitavo la mia missione di Madre, parlavo ad un Figlio che non aveva certamente bisogno delle mie istruzioni. Ma siccome la divinità era nascosta ai miei occhi e Gesù doveva essere in tutto simile agli altri figli, io lo istruivo, lo aiutavo, lo confortavo, e col lavoro e con tutte quelle premure che ogni mamma adopera per i propri familiari, mi prodigavo perché Gesù crescesse bene.

Il santuario era un luogo dedicato a Dio fin dall'antico Testamento, ma dopo la morte del mio Gesù, santuari divennero quei luoghi in cui si conserva il suo corpo e il suo sangue, nascosti sotto le specie eucaristiche. Ma quale miglior santuario della casa di Nazareth dove il mio Gesù, Uomo-Dio, si univa incessantemente a noi, compiendo quelle azioni tanto comuni così da divinizzarle?

Regnava il Signore nella nostra casa, e per questo motivo regnava la pace, l'armonia, la fiducia, la fede e la santità. L'autorità suprema sarebbe spettata a Gesù, non vi pare? A Lui che era la Sapienza incarnata, ma Egli, autore dei comandamenti, sapeva che occorre onorare il padre e la madre, perciò lasciava che Giuseppe ed io decidessimo di ogni cosa. Ci lasciava il primato, mentre, come un figlio amorevole e rispettoso, ci ubbidiva in tutto.

Quando nelle famiglie si rispetta l'ordine, è difficile che avvengano contrasti gravi. Figli miei, anche voi, ognuno di voi ha la propria casa. Io vorrei che ognuna di esse fosse un vero santuario, non tanto per le immagini sacre che la possono adornare, ma per la presenza del Signore che la deve allietare. Se abita il Signore nei vostri cuori, voi lo portate dovunque. Tocca in modo particolare alle mamme di tenere viva la fiamma della fede e di mantenere nei propri cari il ricordo della presenza di Dio.

I popoli antichi amavano far custodire il fuoco sacro del santuario da giovani donne che, malvolentieri il più delle volte, sacrificavano la propria vita e nella solitudine dovevano adorare divinità pagane. Voi siete chiamate ad essere collaboratrici di Dio. Il fuoco sacro dell'amore è indice di vita e si confonde con l'adempimento della volontà di Dio e della sua legge.

E quale sarà la mamma più fedele e più saggia che vorrà fare della sua casa non già un convento, ma un luogo in cui il Signore possa regnare ed avere il suo trono? Se poi si osserva l'ordine nelle vostre case, quale devozione e quale affetto voi porterete a colui che rappresenta l'autorità di Dio? Mi potrete dire che molti mariti sono indegni di premure e di affetto, eppure io oso ancora insistere ed assicurarvi che solo con la bontà, con la comprensione e sapendo superare i diversi contrasti, sarete vittoriose.

Quando pensate ad un marito infedele e cattivo, siete tentate di ribellarvi e di dire: "O te ne vai, o me ne vado". Ma figlie mie, e che avverrà se butterete la croce lontano da voi? Non metterete forse il marito in occasioni prossime di peccato? E non priverete i vostri figli del padre che Dio ha dato loro? E che cosa risponderete a Dio come giudice, quando vi chiederà il motivo per cui avete infranto la legge che vi univa? Ricordate, figlie mie, che il Signore non conosce limiti alla sua bontà. Se la preghiera si farà per voi più insistente, più umile e più fiduciosa, Egli, il vostro Dio, cederà. Ve lo prometto. Da parte vostra non dovete che chiedere la salvezza dei vostri cari e la vostra. Che varrebbe che aveste vicino un marito affettuoso quando doveste perdervi?

E ciò che vi dico per il marito, ve lo ripeto per i figli. Se la vostra casa sarà un santuario, per cui cercherete di comunicare a tutti i membri della famiglia quelle ricchezze spirituali che il Signore vi ha dato, se cercherete di togliere dalla vostra casa tutto ciò che la imbratta, i cuori dei vostri cari saranno la vostra delizia e la famiglia sarà benedetta da Dio come una bella aiuola in cui fioriranno i fiori più belli. Mi direte che non vi si ascolta, non vi si ubbidisce, ed io ancora vi dico: perseverate nella preghiera e conservate nel vostro cuore la fiamma dell'amore. Sarà sempre un richiamo e sarete contente.

Vi benedico, figli, ad uno ad uno. La festa della mia casa di Loreto abbia una risonanza in tutti i luoghi della terra e in tutte le comunità religiose, che meglio di ogni famiglia rispecchiano l'idea del santuario domestico.

Arrivederci! Vi abbraccio.

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