Vi dono le mie lacrime, il mio cuore, le mie mani

 




6 Novembre 1974

Figli diletti, sia pace a voi e a tutte le vostre famiglie e comunità. Ecco, sono in mezzo a voi. Sono la Mamma vostra e gioisco di questi incontri e benedico coloro che, anche con sacrificio, presenziano a questa preghiera comunitaria che deve essere un invito ad un miglioramento personale. Io sono qui, oggi, e voglio presentarvi i miei doni; doni spirituali, doni grandi, che devono incoraggiarvi a fare voi pure dei doni ai fratelli, proprio così come io li presento a voi.

Anzitutto vi dono le mie lacrime. È il segno esterno di un dolore che mi ferisce il cuore, ed è segno d'amore. Chi piange, infatti soffre. Chi piange, ama. Ma vi voglio rendere partecipi di questo dolore immenso che dal cuore del mio Gesù ha come un riverbero nel mio cuore. Sono le sofferenze dell'umanità intera e sono i peccati che tutti gli uomini vanno continuamente commettendo e di cui non accennano a pentirsi. Se i mali che aggravano i corpi sono innumerevoli, i peccati che gravano sulle coscienze hanno un peso infinito per la persona che viene offesa ed hanno la capacità di far traboccare la misura, per cui i mali dell'umanità, già dolorante, potrebbero aggravarsi.

Io vi offro le mie lacrime e vi prego di presentarle al Padre, perché il suo cuore si muova ancora una volta a pietà del suo popolo. Desidero però che alle mie lacrime voi uniate le vostre. Lo so che molte volte siete tormentati da malattie e da sofferenze morali e spirituali. Ma perché non volete accettarle ed offrirle, affinché i vostri fratelli siano guariti dalla lebbra del peccato e della ribellione a Dio e dall'incredulità? Io vi dono le mie, voi le offrite al Padre con le vostre.

Figli, non angustiatevi per ciò che passa, ma piangete sulle rovine della Gerusalemme celeste, che sulla terra è rappresentata dalla Chiesa militante. Chi è in viaggio deve incontrare sacrifici e deve affrontare un combattimento. Ma come potranno i cristiani arrivare alla Chiesa trionfante, se non si premuniscono dei mezzi necessari e pensano che siano solo il godimento, l'interesse e il piacere le cose da ricercare durante questo viaggio? Figli, occorrono le vostre lacrime e devono diventare una forza che rammollisca i cuori.

Ma ecco, io vi dono il mio cuore. Desidero che impariate ad amare. Sono pochi coloro che sanno amare. Dovete desiderare, volere, cercare unicamente il bene dei fratelli. Se vi dono il mio cuore, è perché desidero cambiarlo col vostro. Perché nella vita vi sono tante incomprensioni, tanti rancori e tanto odio? Non si sa amare. Tutto viene accentrato sul proprio io e sul proprio egoismo.

Chi non cercherà per mio amore di studiare le giuste esigenze di chi gli vive accanto? Mi pare che, se ognuno volesse fare un breve esame, troverebbe un motivo di rammarico, perché la generosità e l'amore hanno fatto difetto. Quante volte il saper dare un attimo di bontà ad una consorella può essere d'incoraggiamento a proseguire nella via del sacrificio e della perfezione. Tutto sembra alle volte facile finché si agisce misurando a parole l'amore. Provate, cari, a sostituirvi agli altri; provate a mettervi al loro posto e a compiere lo stesso lavoro, a subire le stesse umiliazioni. Vedrete come tutto cambia.

Io provo una viva sofferenza quando vedo anime grette ed incapaci di reagire sul proprio egoismo, sul proprio modo di pensare e di agire. Vi voglio tutti, figli, con un cuore grande, e come accetto io di ospitarvi tutti dentro di me e di fare del mio cuore come un nido, così vorrei che il vostro cuore si dilatasse per albergare tutti i vostri cari e tutte le anime, a cui dovete un affetto superiore e imparziale.

Ma vi voglio fare un terzo dono. Vi offro le mie mani, così aperte per accogliervi e luminose per le grazie che racchiudono. Voglio invitarvi a trasformare il lavoro in preghiera, ma anche a dare alla preghiera il primo posto, quello che le spetta. Molti, che parlano solo di benessere e di materialismo, potranno dire che il pregare è inutile. Io vi dico: figli, sappiate rinunciare anche a molti lavori d'importanza secondaria, sappiate rinunciare ad un guadagno superiore, ma date alla preghiera una grande importanza. Se la preghiera vocale l'accompagnate con la mente e col cuore, è molto cara a Dio; se vorrete meditare sui misteri della fede, vi verrà luce dallo Spirito Santo; ma non tralasciate mai di trovarvi a quei colloqui col cielo che vi saranno come di guida per scoprire i veri valori della vita.

Vi dono le mie mani, sappiatele usare per beneficare i poveri. Quando alcune anime sono prese dal fervore, pensano di chiedere a Gesù un segno del suo amore per dimostrare il loro. Chiedono perciò le stigmate. Io vi dono le mie mani: non portano le stigmate della passione, ma sono piene di grazie, quelle che a mezzo vostro voglio far pervenire a tutti coloro che vi passano accanto. In ognuno sappiate vedere veramente un'anima da beneficare. Se non darete dei doni materiali, sarà la mia benedizione, ma che tutti sentano al vostro passaggio che un soffio divino li ha toccati, che serva ad indirizzarli al bene.

Figli, vi benedico. Benedico le suore qui presenti e le loro comunità. Benedico questa casa, i suoi abitanti a me tanto cari e ciascuno che qui entra.

Arrivederci, figli, con sempre nuovo fervore.

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