I pensieri che vi devono guidare al confessionale

 


22 ottobre 1974

Figli diletti, eccomi in mezzo a voi. Sono la Madre della Divina Misericordia e sono desiderosa di parlarvi di un sacramento purtroppo oggi molto trascurato e mal ricevuto: il sacramento della Misericordia o Confessione. È opportuno parlarvene, mentre è ancora in corso il giubileo, ed è doveroso parlarvene perché possiate a vostra volta chiarire le idee agli altri, specie ai vostri figli o nipoti o a coloro che in un modo qualsiasi sono affidati alla vostra cura o custodia.

Vi devo anzitutto confermare che la Confessione è d'istituzione divina. Voi sapete infatti che Gesù, dopo la sua risurrezione, disse agli apostoli: "Andate, predicate, battezzate e perdonate i peccati. Coloro ai quali voi li rimetterete, saranno perdonati; coloro ai quali voi li riterrete, non saranno perdonati".

Gesù ha perciò affidato alla Chiesa, oltreché la predicazione, il compito di rendere gli uomini liberi da ogni legame di colpa e di ridare ad essi la grazia santificante qualora l'avessero perduta. Il peccato, solo Dio può perdonarlo, ma la Chiesa agisce nel nome di Dio e ministri di questo grande sacramento, in cui il Signore fa dono della sua misericordia, sono i sacerdoti. È necessario il sacerdote come strumento di Dio, anche se vi sono delle condizioni indispensabili per ottenere il perdono.

Osservate il comportamento del figliol prodigo come vi viene mostrato nella parabola del Vangelo. Egli riflette e si muove. Va ad incontrare il padre che l'aspetta ansioso, e quando arriva presso di lui si prostra ai suoi piedi, si riconosce colpevole verso Dio e verso di lui, e piange i suoi peccati. Ecco, figli, in breve, quale deve essere il vostro comportamento e quello di tutti coloro che desiderano essere perdonati.

Anzitutto occorre la riflessione. Non deve essere né l'abitudine né il bisogno di avere conforto a portarvi ai piedi del confessore e nemmeno deve essere la ripetizione meccanica di alcuni peccati l'oggetto della vostra accusa. Dovete essere convinti che peccando si offende Dio e che le conseguenze di ogni peccato si riflettono su tutta la famiglia umana. Dovete sapere e pensare che quei peccati di cui vi accusate sono stati causa di sofferenze a Gesù nella sua passione, anche se qualche volta li ritenete cosa da nulla, e che potrebbero, se non combattuti, rendere nulla per voi la redenzione.

Ogni peccato poi va esaminato, perché possiate conoscerne la radice. Se delle erbacce che spuntano in mezzo all'orto, voi strappate solo le foglie o i rami, avrete dopo poco tempo un ripetersi di erbe dannose che soffocheranno le buone. Così, nel vedere i vostri difetti, non dovete dare uno sguardo superficiale, ma, se volete migliorare, dovete vedere quale sia l'origine e procurare di toglierla.

Vi sono molte persone che si alterano e s'innervosiscono per un nonnulla. Un'anima potrebbe accusarsi di ira, ma la causa potrebbe essere la superbia, che bisogna togliere. Così, per coloro che si accusano di molte distrazioni nella preghiera, la causa potrebbe essere il voler interessarsi di troppe cose che non competono ad esse, o la leggerezza che le rende curiose di tutto.

Pensate le colpe in questo modo, si fa il secondo gesto compiuto dal figliol prodigo. Si va ai piedi del confessore. Il confessore deve in quel momento rappresentare Dio, perciò con fede occorre andare a lui. Non andate quindi a giustificarvi, ma ad accusarvi. Nel momento dell'accusa, il dolore deve riempire il vostro cuore; un dolore sincero che vi porti a stabilire un proposito. Quante confessioni nulle o sacrileghe perché mancano di dolore, e perciò sono come una cantilena ripetuta a fior di labbra che non fa intervenire Dio con la sua misericordia.

C'è chi dice che la Confessione non è più necessaria, che basta dire al Signore che si ha peccato. Ma figli, questo è un errore che fa andare incontro al protestantesimo. È pur vero che ancora prima di dire ad un uomo le proprie colpe, è necessario pentirsi davanti a Dio, ma non vi pare che, se la legge stabilita da Gesù stesso esige una determinata forma, sia bene ubbidire? È anche vero che il Signore, nella sua infinita bontà, perdona con facilità quei peccati veniali di cui è seminata la vostra vita. Io però voglio pregarvi di usare bene la Confessione, specie per togliere quell'attaccamento alla colpa veniale che è tanto spiacevole a Dio e che non vi fa progredire nella virtù. Quando ricevete l'abbraccio di Gesù, che vi ridona se ben vi confessate l'innocenza battesimale, ricevete un dono immenso di cui dovete rendere conto a Lui. Ogni Confessione è un dono d'amore. Il sangue di Gesù cade sull'anima vostra per purificarvi e per rinvigorirvi.

Siano questi i pensieri che vi guidano al confessionale. Io vi sarò accanto, per illuminare il sacerdote perché vi dia consigli saggi, e vi aiuterò a fare ogni cosa con serietà e compunzione. Ai sacerdoti che vengono in questo luogo, dò una grazia particolare per dirigere le anime.

Figli, vi benedico tutti. Invocatemi come Madre della Misericordia e fate conoscere i miei pensieri e desideri. Non venga mai usata male la Confessione, perché sarebbe una lama a doppio taglio che potrebbe fare molto male alle anime vostre.

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