L'eucaristia è un richiamo alla carità

 


18 Settembre 1977

Figli miei, sia pace e grazia a voi! Sono qui a celebrare con voi l'Eucaristia. Sono la Signora del Santissimo Sacramento.

Vorrei che tutti imparaste ad apprezzare quel dono mirabile che perpetua nei secoli, nella Chiesa e nel mondo, la presenza del mio Figlio. Non poteva Gesù fare un miracolo più grande! Non poteva dimostrare agli uomini, in un modo più reale, il suo amore!

Quando una mamma dice al suo figliolo: "Ti mangerei, tanto è grande il bene che ti voglio", esprime un desiderio che non potrà mai realizzare. Ma quando Gesù pensò e istituì l'Eucaristia, poteva dire: "È tanto grande il mio amore per voi che desidero essere mangiato da ciascuno di voi".

Quando una mamma chiede al suo bambino: "Quanto bene mi vuoi?", e il bambino allarga le braccia come ad esprimere una estensione, non fa che interpretare il pensiero di Gesù, che, per dire il suo immenso amore per le anime, volle essere inchiodato su una croce e volle che questo mistero d'amore si perpetuasse nella santa Messa, sorgente di grazia e d'amore.

Figli, quanto è giusto chiamare l'Eucaristia il grande Sacramento che, mentre assicura l'aiuto ai fedeli, viatori sulla terra, garantisce ad essi il premio della vita futura! O divina Eucaristia, imparassero ad amarti gli uomini come ti amano gli angeli che circondano i santi tabernacoli! È vero, è un mistero della fede, ma quale merito ne avrebbero i fedeli se tutto fosse chiaro al loro sguardo? E come potrebbero cibarsi di Lui, se lo vedessero sotto spoglie umane?

La fede dà valore alle vostre azioni, poiché con essa voi dimostrate il vostro amore a Gesù, la fiducia in ciò che ha insegnato e l'utilità di accettare ciò che Egli vi offre. È meravigliosa la fede dei semplici, che va oltre le apparenze. Essi presentano le loro adorazioni emulando i pastori, che nella grotta di Betlemme non si fermarono a ciò che appariva davanti ai loro occhi, ma adorarono il Figlio di Dio, il Messia, l'Aspettato delle genti.

Anche se i sensi non hanno il loro appagamento, elevate, figli, il vostro pensiero a Dio, presente in mezzo a voi, all'Emmanuele! E come potrebbe essere difficile l'avverarsi di un simile miracolo, quando pensate che dal nulla, nel nome del Verbo, il Padre creò l'universo?

Un mistero della fede, l'Eucaristia, che non può essere disgiunta da quella carità a cui Gesù richiamò i suoi figli perché fossero uniti. I molti grani di frumento di cui è formato il pane, e i molti acini di uva di cui è formato il vino, devono essere un continuo richiamo a quella carità che Gesù ha insegnato a proclamare, dicendo: "Padre nostro". Un solo Padre per tutti i figli. Siano essi buoni o cattivi, fedeli o infedeli, hanno un unico legame che li unisce: è quella fratellanza per cui l'aiuto vicendevole deve essere un vero comando.

"Padre nostro", devono dire i bisognosi, e l'aiuto deve arrivare ad essi dagli abbienti, che devono saper rinunciare al superfluo per donarlo. "Padre nostro", devono dire i ricchi e non devono dimenticare che il benessere viene da Lui, che potrebbe in un momento distruggere tutto ciò che fu guadagnato disonestamente e togliere ciò che dovrebbe essere dato al povero e che non viene dato. "Padre nostro", dicano i bambini, i vecchi, i giovani e la gente di ogni categoria, e in queste parole ciascuno dovrebbe sentire lo stimolo a vivere una vita più buona, più in armonia coi fratelli, poiché a questo Padre nostro che sta nei cieli si chiede un unico pane.

Molti disprezzano il pane e odiano Dio, che ha messo come mezzo di guadagno il lavoro, ma molto più numerosi sono coloro che disprezzano l'Eucaristia, il pane del cielo che Gesù vuol dare a tutti coloro che lo desiderano, e preferiscono peccare perché ritengono troppo faticoso fuggire il peccato per cibarsi del Corpo del Signore.

"Padre nostro", dite, figli, con Gesù, che veglia e prega nei santi tabernacoli. "Padre nostro", dite con Lui quando è esposto sugli altari o quando viene celebrata l'Eucaristia in feste straordinarie. Egli è Colui che attende, che accoglie, che supplica il Padre e che perdona. Andate da Lui e confidategli le vostre pene! Ditegli la vostra debolezza, i vostri difetti! Ditegli anche ciò che siete riusciti a fare col suo aiuto: le vittorie sul vostro carattere, le croci che avete saputo sopportare, tutto ciò che vorreste fare e le anime che vorreste aiutare.

Abbiate confidenza con Lui. Non mancategli di rispetto, poiché Egli è Dio come il Padre celeste e come lo Spirito Santo, ma non mancate d'amore! Egli aspetta con ansia i vostri atti d'amore, ed è più desideroso di venire ad abitare in voi, nonostante i vostri difetti e le vostre cattiverie, di quanto lo siate voi di possedere ogni bene.

Figli, l'Eucaristia viene chiamata Pane degli angeli, anche se di essa gli angeli non si cibarono mai. Si richiede però, per riceverla, almeno il desiderio di possedere quella purezza che forma il loro ornamento e la loro essenza. Il fuggire la colpa deve essere l'impegno particolare di coloro che ogni giorno si accostano al banchetto eucaristico. Ma se volete sapere quale virtù è indispensabile possedere, ve lo dico: siate umili, e il pensiero della vostra nullità e miseria serva a far dimenticare a Gesù le vostre colpe.

Figli, vi benedico tutti e vi abbraccio nel cuore eucaristico di Gesù, vostra vita, vostra santità, vostra gloria. Rimanete con noi oggi e sempre. Arrivederci, figli. Vi amo tanto!

Commenti

Post popolari in questo blog

Alimentate la lampada della vostra vita

L'uomo non può bastare a se stesso

Siate generosi nel sacrificio