Siate saggi nella vostra generosità

 


25 Aprile 1977

Figli diletti, sia pace a voi e grazia ed ogni bene! Ecco, sono qui con voi e, se mi poteste vedere con gli occhi del corpo, dovreste dire che qui c'è il paradiso. Ma quale merito avreste nel vedermi? La fede è fonte di meriti e, se voi credete alle mie parole, mentre potete gustare la gioia di comunicare col cielo, vi si apre il cuore alla speranza e vi preparate a raggiungere quel sommo Bene che vi dovrà rallegrare per tutta l'eternità.

Siate contenti di ricevere questa luce che viene dall'alto come dono del cielo, e traetene il maggior profitto possibile corrispondendo con amore alla grazia di Dio.

Oggi voglio darvi un piccolo insegnamento, sul quale dovete basare la carità che fate a vantaggio del prossimo. Vi sono anime chiuse e grette che non si sposterebbero di un millimetro. Ma io non voglio parlarvi di esse, perché voi, che siete venuti nella mia casa affrontando anche sacrifici, non siete nel numero di costoro. Voglio però che siate saggi nella vostra generosità, perché del bene che fate non vada perduto nulla.

Vi sono mamme che, dopo aver fatto tanti sacrifici, si trovano come a mani vuote e devono ancora aiutare figli che, per mancanza di fede e di buona volontà, o per mancanza di salute, si trovano nel bisogno.

A queste mamme io do un consiglio: non siate troppo facili a riparare gli sbagli fatti dai vostri figli, perché non ricadano con la stessa facilità in altri sbagli; ma, se la necessità proviene da cause involontarie, non risparmiatevi e fate tutto ciò che il cuore vi detta. Fate però capire che la provvidenza e la fede sono le buone ancelle che guidano le vostre mani, perché chi riceve, abbia anche a dire il proprio grazie a Dio, datore d'ogni bene.

Il bene deve essere fatto a tutti nel nome del Signore e per suo amore, indipendentemente dall'uso che ne verrà fatto e dal modo con cui verrà usato ciò che voi donate. Il Vangelo parla chiaro quando dice: "Date a chi vi chiede". Una persona può essere indegna del vostro aiuto e può usarne male; ma, se voi agite con retta intenzione, avrete il merito anche se il dono fosse sciupato.

Un senso di equilibrio deve però dirigere la vostra vita, e a questo potete appellarvi quando si tratta di usare verso i vostri simili un trattamento particolare.

Per ciò che dipende da voi, dovete usare bontà e giustizia; però potete esigere che anche il vostro prossimo sia giusto e non usi inganno o truffa. Questo lo dovete volere, non tanto perché non volete essere imbrogliati, ma perché la giustizia è una virtù cardinale, cioè una virtù basilare su cui si sostiene la vita cristiana. "Siate semplici come colombe", vi ha detto Gesù, "e astuti come serpenti". Questo vale in ogni campo, sia che dobbiate agire, sia che dobbiate subire le azioni degli altri.

Le opere di cui deve essere ripiena la vostra vita terrena, devono essere compiute in grazia di Dio perché abbiano valore per l'eternità, e devono rispettare quella graduatoria che fa parte dell'ordine.

Il primo prossimo sono coloro che sono legati a voi da vincoli di sangue. Sono essi, perciò, che devono avere beneficio di ciò che possedete spiritualmente e materialmente. La giustizia deve avere il suo trionfo e non deve mai essere posposta alla carità. Quando si è giusti, si fa il minimo, poi si sale di gradino in gradino con la generosità e si cerca di prevenire i desideri e i bisogni di tutti.

Vi sono nel mondo alcune differenze sociali, create dalla ricchezza, che a guardarle con occhio umano sembrano ingiustizie. Sono invece delle scelte fatte da parte di Dio, perché i depositari di queste ricchezze debbano andare incontro alle necessità di chi è nell'indigenza.

La ricchezza è come un coltello a doppio taglio e una grande responsabilità, per cui veramente non è da augurarsi. Può essere però un grande mezzo per soccorrere l'umanità e favorire le opere che tornano a beneficio di tutti. La provvidenza non conosce limiti, e quanto più anime generose si prodigano per distribuire, e più i granai si riempiono, e non solo quelli eterni, ma anche quelli terreni.

Tra le persone da beneficare si devono mettere in prima linea gli anziani, i malati, e quelle famiglie in cui i molti bambini sono bocche da sfamare, corpi da vestire e menti da educare, per cui non deve mancare loro l'indispensabile.

Chi è giovane, deve lavorare in qualunque campo si trovi e deve limitare le proprie esigenze, eliminando le cose inutili. Procurare lavoro ad un giovane, è salvarlo dal vizio e metterlo di fronte alla propria responsabilità, perché non abbia a diventare un parassita.

Il clero deve pure vivere del suo lavoro, anche se elevato e spirituale. Chi serve l'altare, deve vivere dell'altare. I fedeli sono perciò tenuti ad aiutare il sacerdote, perché non debba trovarsi nell'indigenza. Io desidero che i miei figli prediletti vivano staccati da ciò che è materiale. Qualche volta, però, devono portare a termine delle opere, e collaborare con loro per la buona riuscita di esse è grande merito e sarà un partecipare al bene che con queste opere si farà.

Anche le opere di assistenza agli orfani e agli handicappati entrano nel piano provvidenziale voluto da Dio, perché queste anime, sofferenti senza loro colpa, possano capire che Dio le ama e non le abbandona.

Non incoraggiare il vizio e l'egoismo, fa parte di un dovere primario a cui devono tener fede tutti.

Figli, vi benedico e vi aiuto in tutte le vostre necessità. Come faccio io, fate anche voi coi vostri simili, e la felicità che potete procurare a chi è nel bisogno, ritorni in tante benedizioni su voi e su tutti coloro che fanno del bene. Benedico le vostre opere e coloro che sono a mezzo vostro beneficati.

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