L'amore vero viene da Dio

 


28 aprile 1974

Figli miei diletti e cari, figli qualche volta disubbidienti e cattivi, ma il più delle volte desiderosi di virtù e di bene, siate benedetti, perché vi vedo nella luce di Dio e so che verrete un giorno con me a cantare le glorie di Dio nei secoli eterni.

Ma perché non volete molte volte ascoltarmi? Perché vi lasciate turbare e vincere dal maligno? Perché mancate di fiducia nella vostra Mamma celeste, di fiducia nella provvidenza di Dio che veglia su di voi, di fiducia in Dio, che vi ama come nessuno potrà mai amarvi e che non v'abbandona mai?

Vi sono, anche fra voi, anime tanto a me care che si lasciano prendere da timori, da paure e si lasciano abbattere. Ma non vi ho spiegato mille volte qual è il comportamento del demonio con le anime?

Egli cerca di trascinarle al male, possibilmente al peccato mortale, e quando vede vana la sua opera, agisce sull'intelletto e sulla memoria mostrando loro come un fallimento della loro vita, oppure mostrando ingranditi e come mal confessati i peccati della vita passata. Qualche volta mostra gli sbagli fatti come irreparabili per l'enormità, per cui Dio non può concedere il suo perdono.

Avviene nell'anima una prostrazione spirituale. La solitudine spaventa, la religione sembra una fandonia, tutto ciò che di bene si è fatto un'illusione, e un clima di terrore, di tristezza e di disgusto invade l'anima.

Attenzione, figli miei, perché questo è il momento terribile in cui il demonio può avere il sopravvento e, portando nell'anima la disperazione, l'allontana dalla preghiera, dal bene e la può condurre anche al suicidio. Se poi un suicidio del corpo non avviene, ne scapita l'anima con la perdita della fede e della serenità che è tanto importante coltivare e mantenere.

Coraggio perciò, figli miei! Non temete che il vero male, quello di allontanarvi da Dio, ed abbiate fiducia illimitata nel mio aiuto materno che non lascio mancare a nessuno.

Vi sono poi alcuni che in questi momenti d'abbattimento pensano di non essere amati da nessuno e di non amare nessuno.

No, non vogliate pensare così! Vi sono figli, parenti, amici che pare che dimentichino persone a cui un tempo forse erano legati dall'affetto, ma non è che il succedersi degli impegni della vita che impedisce di mantenere legami affettuosi. Qualche volta non è davvero la cattiveria che allontana gli uni dagli altri, anche se le persone dotate di particolare sensibilità ne soffrono, ma solamente il lavoro, le preoccupazioni e i difetti di memoria.

Se volete però che le vostre amicizie e i vostri legami siano costanti e duraturi, amatevi nel Signore. Molti dicono d'amarsi ma il loro affetto è basato sull'interesse, sul tornaconto, oppure, specie nei fidanzamenti, sulla bellezza, sull'avvenenza, sulla posizione e sull'intelligenza. Anche se queste doti possono essere un'attrattiva, non sono cose che possono durare in eterno, anzi subiscono come delle metamorfosi con quei tracolli che l'età, le malattie e le vicende della vita portano con sé. L'amore vero, invece, viene da Dio e non può venir meno nemmeno di fronte ai più impensati cambiamenti.

Ecco, figli, che i Comandamenti della carità: "Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze, e amerai il tuo prossimo come te stesso" non diventano più un comando impraticabile, ma assumono una semplicità meravigliosa e diventano una necessità reciproca. Ecco perché chi ama Dio sente il bisogno d'amare il prossimo e chi ama il prossimo desidera amare Dio. Un amore vero di Dio vuole il suo trionfo nell'attuazione della sua volontà. L'amore del prossimo vuole per i fratelli, oltre che la salvezza dell'anima, tutti quei beni che gli possono essere utili per possedere la felicità.

Si concorre alla gloria di Dio esercitando la fede, che fa conoscere di Dio tutte le virtù e, dopo averlo conosciuto, si desidera che tutti lo conoscano e lo amino. Ecco perciò che l'apostolato è una conseguenza dell'amore di Dio.

Si ama il prossimo anima e corpo, poiché non si può dividere l'una dall'altro, ma si dà la precedenza alla prima e si mostra quest'amore anche curando i corpi, che dell'anima sono gli strumenti. Chi dice d'amare il prossimo, e lo lascia o lo fa soffrire fisicamente e non s'interessa dei suoi bisogni materiali, non ha un amore del prossimo completo. Ve l'ha insegnato Gesù che, per arrivare all'anima, sanava i corpi.

Voi mi direte: che cosa possiamo fare noi, che siamo tanto limitati nelle nostre possibilità? Vi sono tanti modi per venire in aiuto: con la preghiera, con l'azione, col sacrificio, con l'aiuto morale che può dare conforto e consiglio.

Se quando venite in questo luogo vi è lecito e doveroso ricordare nella preghiera tutte le persone che vi sono care, quando siete nelle vostre case l'aiuto sarà dato nell'esercizio di quelle opere di misericordia corporali e spirituali che voi ben conoscete e la cui pratica potete estendere a tutta la cerchia delle vostre conoscenze. Cosa importante sarà che anche quelle opere partano e siano dirette a Dio, anche se i beneficiari sono i vostri prossimi.

Vi ripeto: coraggio, e avanti con fiducia e perseveranza. Esercitate la carità, cioè amate tutti, chi vi ama e chi vi fa soffrire, perché anche i meno buoni sono figli miei, figli di Dio che li ama infinitamente.

Vi benedico tutti ad uno ad uno. A chi sa offrire con gioia le sue sofferenze come mezzo di conversione, prometto che ciò che chiedono con queste pene otterranno.

Arrivederci, figli. Il mese di maggio vi veda ferventi ed amanti accanto ai miei altari.

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