Vi chiedo una penitenza semplice

 


27 Febbraio 1977

Figli diletti, sia pace a voi! Sono la Madre della Chiesa. Sono qui con voi per fare unità e per far miei i vostri desideri. Sono qui per invitarvi a riflettere e a ricavare, dai brevi suggerimenti che vi darò, frutti salutari di vita eterna. Sono qui, soprattutto, per indirizzare le vostre azioni a quel bene che il Signore vuole da voi.

La vita è un dono di Dio, e voi dovete spendere bene ogni giorno, ogni ora, perché questo tempo, che il Signore ha fissato per ciascuno di voi, sia speso come Lui vuole.

Avete un capitale da mettere in salvo, che deve fruttare gli interessi più elevati. Nessun ladro vi può privare di questo tesoro, a meno che vogliate dall'interno aprirgli la porta e permettergli di derubarvi. Questo tesoro immenso è la grazia di Dio.

Lo so che alcuni se lo sono precedentemente lasciato rubare dal maligno; ma, dal momento che sono entrati nella mia casa, il proposito di ritrovare la via della fede e della grazia per mezzo della Confessione e dell'osservanza della legge di Dio, li rende già meritevoli di misericordia.

Io, perciò, vi guardo ad uno ad uno come proiettati nell'eternità e vi vedo come desidero, cioè vi vedo tutti salvi. Non fraintendetemi, però. Io voglio la vostra salvezza, ma essa non vi sarà buttata dietro come un peso, o anche se voi non la chiedete. No, figli! Essa sarà frutto del vostro ritorno al cuore di Dio e di quella collaborazione che non può mancare.

Figli diletti, io desidero che il dolore delle vostre colpe vi metta davanti al Padre come il pubblicano che, stando in fondo al tempio, si batteva il petto e non alzava lo sguardo, ritenendosi indegno di guardare il "Sancta Sanctorum". Desidero da tutti una perfetta contrizione che, facendovi detestare il male, compia quella purificazione che è il mezzo migliore per chiedere ed ottenere grazie.

Non vi sto a parlare dell'inferno e di tutti quei beni che il peccatore perde, ma vi voglio dire che è nel vostro interesse convertirvi, e dovete essere spronati alla conversione dall'amore di Dio.

Il timore è principio della sapienza, l'amore è il compimento. Quando un figlio ama il proprio padre per l'eredità che gli spetta, è un amore interessato il suo, che non lo mette certamente nella posizione migliore davanti a lui. Ma quando un figlio, ricordando i sacrifici fatti dal proprio genitore, sente il dovere di rispettarlo, di ubbidirlo e di onorarlo, il suo amore potrà diventare anche eroico, e saprà affrontare e superare tutte le difficoltà e i contrasti. Così deve essere il vostro amore per Dio, e solo così potete pensare ad una conversione reale.

Per convertirvi occorrerà anche una penitenza. Quando leggete o sentite narrare le penitenze che molti santi fecero per annientare l'uomo vecchio e per far vivere l'uomo nuovo, camminando come risorti, voi potreste sentirvi commossi o meravigliati, ma sembrano a voi cose impossibili da praticare.

Certamente è venuta meno negli uomini la forza fisica e la sopportazione, ma è venuta meno anche la fede e la speranza della vita eterna, per cui tutto diventa non solo difficile, ma impossibile.

Io però vi chiedo una penitenza semplice, che è quella della fuga dal peccato e dell'adempimento del vostro dovere. Che varrebbe fare cose strabilianti quando il peccato, imbrattando l'anima, la priva della grazia? Quando un ramo è staccato dall'albero, la linfa vitale non può più circolare in esso, e perciò non può produrre frutti di vita eterna. Il peccato stacca l'anima dal suo Dio, ed essa rimane come priva di quella vitalità che la rende operosa e gradita al Padre.

Quando vi parlo di peccati, non intendo però riferirmi soltanto a quelle grandi colpe di cui molti si vanno coprendo; parlando ad anime desiderose di essere buone, mi limito a ricordarvi che dovete osservare con precisione i doveri del vostro stato, quando sono conformi alla legge di Dio.

È certo che avete anche voi una volontà, che purtroppo sente attrattiva per ciò che piace. Ecco perché vi chiedo di rivedere le vostre posizioni e, se vi invito a dolervi del male commesso, non posso non incitarvi a fare, dell'osservanza delle piccole cose della vita, del dovere quotidiano, un mezzo di perfezione.

Molte mamme e spose si lamentano delle impazienze dei loro figli e mariti, e non pensano che, se fossero più precise nell'adempimento dei loro doveri, porterebbero in famiglia più serenità e più pace. I figli spesso danno in escandescenze, e non si rendono conto che il loro dovere di studio o di lavoro, compiuto con amore e con esattezza, darebbe a loro tanta pace.

Quante difficoltà sorgono in ogni luogo, dove la convivenza diventa una croce perché non si sanno osservare le regole che dirigono le comunità! Una serie di guai familiari e sociali sono prodotti dalla leggerezza con cui si trascurano i propri doveri. Vi parlo anche delle finte malattie e dell'assenteismo dal lavoro che creano disagi, mentre la mancanza di coscienza non fa riflettere sui danni che ciascuno reca a sé stesso e al proprio simile agendo disonestamente.

È tempo di Quaresima. La vostra preparazione alla Pasqua segni una rinascita. Sappiate far comprendere a tutti la necessità di vivere rispettando anche la libertà degli altri; libertà che viene meno quando con leggerezza si trascura il proprio dovere.

Figli, la grazia di Dio vi fa vivere con serenità i vostri giorni e vi assicura il vostro incontro con Dio. Non si aspetti troppo tardi a ricostruire quei rapporti con Dio che vi sono indispensabili!

Siate sereni, ma siate veri cristiani, coerenti e sinceri. Il mondo è tutto vostro, perché da ogni parte i fratelli vi tendono le mani e vi chiedono di essere aiutati. Siate generosi, e spezzate quei legami che non vi permettono di volare. Il cielo è la vostra Patria! Se vi lasciate tarpare le ali, come potrete raggiungerlo?

Vi benedico tutti ad uno ad uno e vi do un bacio pieno d'amore. Arrivederci!

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