Riempitevi di Dio

 


20 Febbraio 1977


Figli diletti, sia pace a voi! Ecco, sono qui con voi. Sono la Madre di Gesù e vostra. Mi trattengo con voi come in un'amabile conversazione. Quanto sono desiderosa delle vostre confidenze! Molto di più di quanto voi lo siate delle mie parole.

Io vi ascolto e leggo nella vostra mente, guardo i vostri cuori e li rendo più sensibili. Vi vedo qualche volta ansiosi di finire la preghiera e di andare. Io vorrei invece che questi nostri incontri si prolungassero e diventassero una vera vita. Non sareste contenti di vedermi sempre al vostro fianco? E che cos'è che mi richiama? Non è la preghiera? E perché interromperla?

Vedete quanto diventa difficile conservare la pace, la grazia, la fede e la carità nel mondo! Ma, se il vostro ricorso a me diventa abituale, nessuna cosa riesce difficile.

Ricordate quando, molti anni fa, i papà usavano dei grandi mantelli, e voi, che eravate piccoli, vi nascondevate sotto quel mantello? Non vedevate nulla, ma dicevate: "Papà, io non ci vedo più, tu mi conduci". Alcuni di voi ricordano. E io vi dico: voglio nascondervi così sotto il mio manto e vi voglio condurre. Mi tenete vicina, la vostra mano nella mia. Io non vi farò che del bene.

La settimana che state incominciando è l'ultima di carnevale. È pur vero che non si distinguono più le diverse epoche e tutto l'anno è per molti un vero carnevale. Voi però sapete che, in ogni periodo dell'anno liturgico e ad ogni solennità, io vi vado preparando con un modo tutto appropriato.

Il carnevale è un periodo scelto dai mondani per sollazzarsi in modo sguaiato e pericoloso. Che cosa vi chiedo per santificare questo tempo? Desidero che la vostra gioia sia completa. Desidero cioè che 1'anima e il corpo abbiano sollievo. Nessuno deve vedere in voi degli estrosi o dei misantropi che non sanno capire gli altri, ma tutti devono convincersi che i veri gioiosi sono coloro che non mettono la loro felicità nelle porcherie che abbruttiscono il corpo e l'anima, ma in quel divertimento lecito che solleva lo spirito e che fa gustare una sana allegria.

Non potete però limitarvi a questo, poiché voi sapete che la gioia non è una cosa puramente esterna: sarebbe falsa e soltanto apparente. La serenità esterna deve essere l'esplosione di quella felicità interna che solo Dio può dare.

Ecco perché non posso non ricordarvi il mezzo più adatto per portare nella vostra casa una sana allegria. Riempitevi di Dio, figli! Non è Lui che dà gioia a tutto il paradiso? E volete che non sappia e non voglia concedervi di rallegrare il vostro spirito e le vostre case?

Mi potrete dire che avete molte pene a cui non sapete far fronte, ed io vi rispondo che le stesse pene si possono trasformare purché vi riempiate di grazia, d'amore e di fede.

La grazia vi fa vibrare con una forza nuova, è come un motore che vi spinge e che vi fa camminare. La grazia è Dio con voi. Con essa avete tutto, perché Dio è l'alfa e l'omega di ogni cosa. Cercate la grazia e fate agire Dio. Ogni gesto, ogni pensiero, ogni parola, si trasformano in luce divina. È Lui il sole che penetra nel buio e nelle tenebre delle cose umane e le illumina. Poi c'è l'amore, che ne è la conseguenza. Chi vive in grazia, non può non inebriarsi d'amore.

I mondani chiamano amore la passione, e sguazzano nei sensi come nel fango. La concupiscenza si risveglia, e trascina come in un vortice chi l'asseconda.

I miei figli, coloro che si lasciano guidare da me, capiscono il vero amore, che è tutto fuoco. Come potrebbero molte mamme avere serenità, se non vivessero in grazia di Dio e se il vero amore di Dio non fosse il movente del loro agire? Vedete quante spose e mamme che, assetate di felicità, vanno alla deriva e sono come rami che si essiccano al sole!

Mancano ad esse la grazia che è forza, l'amore che è fuoco.

Voi dite che certe persone fanno miracoli. No, è Dio che li compie! Ma potete vedere nel mondo chi compie miracoli di bontà: chi arriva ad occuparsi degli altri come e più che di sé stesso.

Il pensiero di aiutare il prossimo e di procurare a tutti una felicità vera, deve essere per tutti voi come un dogma di fede. Soltanto chi ha fede può essere in grado di rinunciare a molte cose che lo potrebbero riguardare, per prodigarsi per gli altri.

Quanto gioioso deve essere per voi questo carnevale, inteso così come vi ho detto! Vi saranno malati, poveri, disperati e accasciati sotto il peso della croce, bisognosi di voi. Nella misura con cui saprete sollevare gli altri, entrerà gioia in voi.

Vorrei che rivedeste le vostre amicizie, le vostre conoscenze. Vorrei che chiunque, durante questo scorcio di carnevale, vi avvicini, abbia a sentire ciò che i discepoli di Emmaus sentirono quando Gesù si accompagnò con loro. Ascoltate le loro parole: "Non battevano i nostri cuori e non gioivano, allorché Gesù era con noi e ci parlava?". Ognuno di voi è impegnato a far rivivere la gioia cristiana in tutti i cuori.

Figli, mariti, mamme, spose, suore o sacerdoti, non distinguo, ma tutti voglio "gaudentes in Deum", felici di una felicità spirituale che si manifesti nel sorriso, nelle parole e nella grazia dei modi.

A tutti e a ciascuno in particolare, la mia forte benedizione con un abbraccio pieno di tenerezza materna. Arrivederci, figli. Asciugate quante più lacrime potete, e la gioia che darete vi sarà ricambiata.

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