Desidero che siate felici

 


17 febbraio 1974

Figli diletti, sia gioia e pace a voi. Sono la Regina della pace e la causa della vostra gioia. Desidero comunicarvi un po' di quella beatitudine che mi riempie il cuore, che è pieno di Dio, cosicché possiate partire di qui con tanta serenità, felicità e gioia.

Tutti gli uomini anelano alla felicità. C'è qualcuno che pensa che essa consista nell'appagamento di ogni desiderio, ma ciò non corrisponde a verità poiché l'uomo è inesauribile nei suoi desideri. Se poi questi desideri sono rivolti a cose puramente materiali, vi è il fallimento completo della felicità, essendo questi desideri guidati o dalla superbia o dalla lussuria o dall'avarizia.

Anche nelle cose dello spirito, però, i troppi desideri possono rovinare la felicità, poiché diventano desideri delle cose di Dio e non di Lui, causa prima di ogni gioia.

Ecco perché, mentre vi guardo e vi sorrido poiché vi vedo come i fiori che ornano il mio altare, non posso fare a meno di dirvi: figli, cercate pure la felicità, poiché per questa siete stati creati, ma non cercatela nelle cose che passano.

È bello vedervi qui. Ognuno, come questi fiori, ha il suo profumo, ognuno ha la sua caratteristica, ognuno ha la sua missione da svolgere, come ogni fiore ha la sua fisionomia e il suo significato.

C'è qualcuno che è un po' avvizzito spiritualmente, ha voluto fare le proprie esperienze e si è trovato deluso. Vi sono altri che, pur avendo già trascorso gran parte della loro vita, hanno conservato la freschezza della gioventù. Vi sono alcuni che sono come fiori destinati ad ornare gli altari del Signore; altri ancora saranno come l'ulivo che ornerà la casa dove cresceranno.

Per me siete tutti belli, e tutti nel compimento della vostra missione, siete invitati a cercare la felicità vera.

Quando una mamma piange per le contrarietà e gli affronti subiti dai propri cari, voi potreste pensare che in quel momento ella è infelice. No, figli. Se questa mamma sa di aver fatto il suo dovere sempre, deve sentire in fondo all'anima una tranquillità che nessuno le può togliere. La gioia del dovere compiuto è reale anche se lacrime cocenti le solcano il volto.

Quando un figlio o una figlia hanno cercato Dio con tutta l'ansia del proprio cuore e si trovano disorientati e soli, mentre per la maggior parte gli uomini li criticano e li deridono, la gioia intima di aver compiuto il proprio dovere deve essere fonte di felicità anche per gli altri, per coloro che non apprezzano il sacrificio e il dolore.

La malattia batte costantemente alla porta di casa vostra. Ma se in essa voi sapete scoprire un segno di Dio e un mezzo di salvezza, non ne sentite più il peso. Il malato diventa Gesù sofferente, che attraverso la sua passione salvò il mondo.

È vero che la natura umana male sopporta ciò che la fa soffrire, ma c'è una forza interiore che domina ogni male e che sa scoprire, in ciò che tormenta il corpo, una mano invisibile e provvida che lenisce i mali più tremendi. Chiedete ad un cieco, che nella cecità ha saputo vedere la volontà di Dio, come mai possiede quell'equilibrio spirituale che lo riempie di gioia. Egli sa che l'uomo vale per ciò che ha dentro e anche la vista degli occhi passa in seconda linea.

Orsù, figli, desidero che siate felici e non intendo togliervi quelle sofferenze che vi preparano un'eternità felice, ma desidero aiutarvi a trasformare ogni cosa così da farla diventare causa di gioia.

Se tu, figlio, soffri perché la moglie non ti capisce e non ti accetta, stringi maggiormente i tuoi legami con Dio; la stessa cosa vale per te, figlia, se il marito ti ha abbandonata. La felicità non consiste nel matrimonio, anche se in esso si dovrà ricevere quella grazia che santifica la famiglia. Essere nella divina volontà per quanto dipende da voi, ecco la felicità, poiché veramente Egli vi vuole felici.

Se il compimento dei propri doveri non va esente da molti contrasti, poiché ognuno ha le proprie vedute, i propri interessi da difendere e il proprio onore da salvaguardare, la pace della coscienza è gioia.

Se tutti vi fossero contrari così da creare attorno a voi come una barriera che non vi permetta di agire, che importa quando voi avete compagno della vostra vita Colui che dirige le sorti del mondo? Siate puri nelle intenzioni, nel cuore e nel corpo. Siate assetati ed affamati di verità e di giustizia. Sappiate piangere con chi piange e ridere con chi ride. Qui è la beatitudine, anche se non vi mancheranno le persecuzioni e le noie e anche se le lacrime saranno il vostro pane quotidiano.

Io vi dò il mio pane che è Gesù vivo e vero e vi aiuto a superare ogni difficoltà, poiché questo pane divino contiene in sé ogni sapore ed ogni potenza. Chi vuol conservare la castità, di esso si ciba con coscienza monda. Chi vuol divenire generoso e nella carità imitare il mio Gesù, di esso si ciba. Chi vuol superare nella beatitudine la vita presente e con la morte entrare nella vita eterna, di Lui si ciba poiché Egli è la forza e la salvezza per tutti.

Quando perciò, uscendo di qui vi domanderete: "Che cosa devo fare per essere felice?", dite a voi stessi: "Devo nutrirmi di Dio per poter compiere bene il mio dovere, dovunque mi trovo. Nella pace della coscienza risiede la felicità".

Vi benedico tutti, figli, cominciando dal mio figlio prediletto, e vi raccomando di prepararvi bene al mese del mio santo sposo Giuseppe, che vi porterà grazie particolari nel suo giorno.

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