Riconoscenza e umiltà profonda


23 dicembre 1973

Figli diletti e cari, lo Spirito del Signore sia su di voi e vi dia luce e grazia onde i vostri cuori siano ben disposti a celebrare il giorno natalizio del mio Gesù. Sono la Madre vostra, figli, e i miei desideri sono soltanto di benevolenza e di pace per gli uomini, siano essi buoni o cattivi.

Siete ormai al termine di quel periodo liturgico che, pur avendo un'impronta di mortificazione e di penitenza, è un continuo invito alla gioia.

Ma perché nel mondo vi è tanta tristezza nonostante il benessere e il divertimento di cui molti fanno uso? Ve lo dico con verità, figli. Chi porta la gioia è solamente il mio Figlio, che può dimorare nell'anima mediante la grazia. Osservate il mio incontro con Elisabetta. La presenza di Gesù in me, benché nascosta, fa sobbalzare di gioia il suo cuore e con lei il bambino che porta in seno.

Dio è la fonte della felicità, perciò la felicità non può venir meno in Lui; e se qualche volta voi sentite delle frasi che vi mostrano il Signore adirato o rattristato, è solo perché possiate capire che il peccato è male in se stesso ed è male per voi, poiché Dio dovrà punirlo. Ma anche se tutti gli uomini della terra lo maledicessero e lo insultassero o si allontanassero da Lui, Egli rimarrebbe quello che è, non muterebbe la sua natura; sarebbe ugualmente felice e sarebbe ugualmente infinitamente santo e buono.

Chi cerca la felicità deve perciò cercarla in Lui, se vuole che essa sia vera e durevole. Il cuore dell'uomo è stato fatto per Dio e nessuna cosa lo può soddisfare, se non il possesso di Dio.

Ecco perciò, figli miei, che io v'invito a riacquistare la grazia qualora l'aveste perduta, anche per essere felici. E se volete che la vostra felicità aumenti sempre più, crescete in questa grazia cercando di vivere d'amore di Dio. Se i vostri incontri col Signore sono rari, fate che diventino più numerosi; se le vostre comunioni sono fredde, fate che siano ben preparate e che il vostro ringraziamento sia tutto fuoco, perché aumenti in voi la vita divina. Più la grazia aumenta e più la vostra gioia è piena, così che ne possono godere tutti.

Avete visto con Elisabetta. Si è come sprigionata una luce improvvisa dal corpo del mio Gesù, che si è comunicata a quelle creature. Giovanni fu santificato, Elisabetta illuminata. "Come mai la Madre del mio Signore viene a me"?, esclama Elisabetta. È sempre così. Chi vive in grazia è puro di cuore e chi è puro di cuore vede Dio.

Ma, figli miei, vi devo continuare la lezione. Ascoltate le parole ispirate ad umiltà di Elisabetta e sentite dalla mia bocca il canto di ringraziamento: "L'anima mia magnifica il Signore ed esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore, poiché Egli ha operato in me grandi cose".

Figli, se la grazia vi porta Dio e con Lui la felicità, per conservarla occorre necessariamente l'umiltà. Come sarà possibile infatti vincere le tentazioni di colui che solo per la sua grande superbia è caduto, se non vi sforzate di praticare quell'umiltà che è la base di ogni virtù?

Vi sono molti cristiani che, solo perché sono stati sempre credenti o perché hanno ascoltato sempre la s. Messa e adempiuto le loro pratiche di pietà, si sono costruiti un piedestallo da cui non vorrebbero scendere mai. Dimenticano costoro che l'essere stati scelti fin dalla prima ora è una responsabilità maggiore e un dono di cui dovranno rendere conto a Dio.

E per tanti doni ricevuti in ordine alla vita naturale e soprannaturale, non vi pare che debba scaturire da voi non già un pensiero di superbia, ma un senso di riconoscenza e di umiltà profonda? Non dovrete mettervi perciò come il fariseo davanti all'altare per dire: "Signore ti ringrazio, perché io non sono come il pubblicano là in fondo"; ma il riconoscere i doni di Dio vi deve far riflettere e temere di aver male corrisposto alla sua chiamata e di aver sciupato le sue ricchezze.

Se il canto del Magnificat deve emergere spesse volte dalla vostra bocca e dal vostro cuore, non sia mai per fare dei confronti, ma per magnificare la bontà di Dio.

Voglia il Signore farvi anche capire che è solo la superbia che crea tante disunioni e discordie nelle famiglie. Oh, se ciascuno cercasse di andare incontro al proprio simile con sentimenti di umiltà, come cambierebbero le vostre relazioni! Chi è più umile capisca gli altri e procuri di rompere quelle barriere che si frappongono.

È pur vero che molte persone sembrano essere guidate da cattiveria e da cocciutaggine, ma ditemi: come fate voi mamme quando volete impastare il pane, se la farina è troppo dura o raggrumata? Non è vero che aggiungete o acqua o latte, e poi la lavorate con amore e con buona volontà finché ottenete una pasta omogenea e ben compatta?

Così dovete fare con chi vi sta vicino e non si vuol lasciar lavorare e non si vuol lasciar convincere. Mettete l'acqua della preghiera, mettete il fuoco del vostro amore e abbiate pazienza. La pazienza è la grande maestra della vita che ottiene miracoli.

Così, figli, dovete predisporre la mente, il cuore e la volontà in attesa del Natale. Umiltà e grazia, pazienza e buona volontà per arrivare a dare almeno ai vostri familiari e a voi stessi quella gioia che deve essere il preludio e il compimento del Natale.

Figli miei, vi benedico. Sappiate capire più che cercare di essere capiti. Io veglio su di voi e vi aiuto, perché un progresso spirituale giornaliero segni il cammino della vostra santità.

Non avvenga che, dopo essere venuti alla mia scuola per anni, abbiate a rimanere degli analfabeti o dei retrogradi. Procedere nell'alimentare la vostra mente è mio desiderio, ma voi dovete seguirmi con buona volontà. Non avvenga che questi doni siano sciupati, perché il Signore potrebbe toglierli a voi per darli a chi meglio potrebbe trafficarli.

Vi dono pace, figli, e buona volontà, ma temete il Signore che passa.

Ed ora vi auguro un buon Natale. Sarò a tavola con voi. Mettete un piatto in più, sarà il mio, e sopra questo piatto metterete il cuore di tutti i commensali che sarà per me, e un'offerta che servirà per i poveri.

Arrivederci, figli miei, felici e santi.

Pregate in questi giorni per i morti dell'aria e della strada.

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