Amate e tutto diventerà facile

 


17 aprile 1973.

Figli diletti e cari, sono con voi, sono la vostra Mamma addolorata. Sono qui per prepararvi alla celebrazione della Pasqua e voglio perciò riempirvi il cuore di amore. Senza amore non si fa proprio nulla, le opere più belle e più grandi restano come prive del sostegno dell'anima. I fiori non crescono se la luce del sole non li feconda. Tutto intristisce nel mondo perché manca l'amore. L'amore vero è Dio. L'amore umano è vero quando porta a Dio.

Fattavi questa premessa, vi voglio portare in spirito nella casa di Betania, dove il mio Gesù, accompagnato da alcuni discepoli tra cui anche Giuda, era stato invitato a recarsi qualche giorno prima della sua morte. Marta e Maria gli avevano imbandito un banchetto ed era presente anche Lazzaro, che Gesù aveva risuscitato dai morti.

Doveva essere quello un incontro d'amore, destinato a dare tanto conforto al cuore umano di Gesù che era già sotto il torchio dell'angoscia, sapendo ciò che l'aspettava. A testimoniare l'affetto immenso che i tre amici diletti nutrivano per il mio Figlio, ci pensò Maria, che, spezzando un vaso di odoroso unguento, lo sparse sui piedi del divin Maestro, mentre abbondanti lacrime le cadevano dagli occhi. Erano lacrime d'amore e di dolore.

Così, figli miei, vorrei che fosse questo incontro di preghiera. Vorrei che coi vostri doni d'amore, rappresentati dai ceri e dai fiori, voi portaste il profumo delle vostre virtù. Lo so, l'essere virtuosi e buoni per tutta una vita, costa. Il perseverare nella fede e nel bene per anni ed anni, nonostante le contrarietà e le croci, è assai faticoso e richiede da voi una forza non comune. Ma chi ve la darà questa forza se non il mio Signore, per mezzo della preghiera, in questi incontri con Lui e con me, cuore a cuore?

Notate che a quel banchetto di commiato erano rappresentate diverse categorie di persone. C'erano i chiamati della prima ora, c'erano i convertiti, coloro che per anni erano vissuti lontani da Lui, e c'erano coloro che, misconoscendo le grazie ricevute e dimenticando di essere nel numero degli eletti, con grande ingratitudine e cattiveria perseverarono nei loro peccati. Vi presento il prototipo di essi: Giuda.

Ebbene, anche qui, a questo banchetto spirituale in cui vi vien donata come pane la divina parola, vi sono gli amici e i convertiti; ma non sia mai che qualcuno voglia persistere forse in una vita di peccato o di tradimento.

Vedetelo, il mio Gesù, che accoglie tutti. Non importa quale sia stato il passato di ciascuno. La cosa più necessaria è che qui, alla mia presenza, ai suoi piedi, si abbiano a spezzare quei vasi di unguento che possono essere le occasioni pericolose; che qui si possa dire: se finora la vanità o la leggerezza hanno posseduto il mio cuore, ecco che voglio indirizzare al bene i miei pensieri ed affetti. E può essere ancora qui, con l'aiuto della mia grazia, che i cuori più duri si rammolliscano e che possiate piangere i vostri peccati.

Il mio Gesù possiede una pazienza infinita e sa attendere, ma guai a chi non ascolta i suoi inviti amorosi.

Vi sono alcune persone che si lamentano perché da anni aspettano di essere liberate da certe croci e sembra loro di dover perdere la fede e di non pregare più. Ma esse dimenticano per quanto tempo il mio Figlio ed io abbiamo atteso il ritorno delle anime al nostro cuore. Quanti rifiuti abbiamo ricevuto quando le invitavamo ad una vita di fede, ad un cristianesimo più perfetto!

Così, anche se nella sofferenza doveste trascorrere qualche tratto della vostra vita, non dimenticate, figli, a quali pene dovette sottoporsi il mio Gesù per pagare i vostri debiti.

Ecco dunque che deporrete in questi giorni, ai piedi del confessore, le molte cose cattive di cui avete seminato il vostro cammino, per cominciare una vita nuova.

Vi è chi è convinto che solo chi fa male gode dei beni della terra, mentre chi fa bene deve solo soffrire. È sbagliato, figli! La sofferenza è un'eredità comune a tutti, poiché è la conseguenza del peccato. È una strada che tutti devono percorrere. C'è chi la percorre prima e chi dopo. Ma mi potete dire quale conseguenza porta il dolore in chi è cattivo e in chi non ha fede? Un'unica conseguenza: la disperazione.

Non avete osservato come, in chi ha fede, il soffrire è accolto con rassegnazione e con gioia? E non vi pare questo il più bel dono del cielo? È vero, la natura umana mal sopporta il soffrire, e sapete perché? Perché l'uomo è stato creato per la felicità. Ma se il soffrire è necessario in ordine alla felicità eterna, chi non vorrà accettare la croce e pazientare e benedire il Signore?

Figli, da questo incontro di cuori ne venga un risultato quanto mai gioioso e delicato. Dica ognuno di voi: Voglio essere d'aiuto ai fratelli, voglio accettare una parte di croce in più per soccorrere chi ha un peso troppo gravoso.

Ognuno, però, veda bene di non rendere la propria croce più pesante con lamentele inutili. Voi dite qualche volta: «Tiriamo avanti». No, dite: «Avanti per amore», perché quel "tiriamo avanti" ha tutta l'aria di una cosa fatta per forza.

Amate, figli, e tutto diventerà facile. È troppo semplice dire: È meglio morire. Se pensaste alla vita eterna che vi attende, non desiderereste che di fare momento per momento la divina volontà.

Figli miei, vi benedico tutti. Sono accanto a voi sempre.

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