Cosa significa convertirsi

 


10 dicembre 1972

Figli miei diletti, eccoci qui ancora e sempre per un incontro d'amore. Voglio continuare la mia lezione per invitarvi a fare una preparazione accurata alla festa del santo Natale.

Già vi ho accennato alla purezza dell'anima necessaria e che potete conseguire con quella penitenza che si identifica col dolore dei peccati e col detestarli davanti al confessore dopo che davanti a Dio.

Oggi voglio parlarvi della conversione tanto necessaria. Voi forse siete abituati a pensare che la conversione la devono praticare solo quei grandi peccatori che seminano la loro vita di delitti o di grandi enormità, ma io vi dico che l'opera della conversione è affidata ad ognuno, cioè siete chiamati tutti a convertirvi.

Vi spiego il significato di questa parola perché tutto vi torni più facile. Convertirsi vuol dire cambiare rotta, indirizzare a Dio la propria vita, sforzandosi di renderla simile al modello che Lui stesso vi propone.

Non basterà né un giorno, né un mese, né un anno, ma occorrerà lavorare indefessamente per tutta la vita attorno all'anima vostra per poter raggiungere lo scopo prefisso.

Quando gli uomini vogliono costruire una strada comoda su cui possano dirigersi da un paese all'altro, non fanno che abbattere tutti gli ostacoli, appianare ogni cosa. Se occorre forano le montagne o distruggono le colline, perché lo spazio sia il più grande possibile e la via praticabile.

Il lavoro di preparazione al Natale, preparare cioè la via al Signore che viene, esige appunto questo: che togliate gli ostacoli che si frappongono. Saranno difetti piccoli o grandi, sarà forse l'amor proprio o la superbia che dovranno essere atterrati come le montagne e le colline. A ognuno, con un po' di riflessione, sarà facile vedere ciò che è difettoso o cattivo per poterlo eliminare.

Sarà un lavoro arduo di demolizione, poi vi sarà quello di costruzione. Per preparare una via non basta abbattere, bisogna solidificare. L'asfalto, le barriere laterali, i ponti, le curve, le salite: di tutto bisogna tener conto. Si è fatto un progetto anzitutto, che va seguito a puntino.

Ecco il nostro progetto! Arrivare a Gesù fino ad essere capaci di vedere con i suoi occhi, di parlare come Lui, di comportarsi come Lui. Il modello è perfetto, non avete che da mirarlo e copiarlo facendo vostra la sua vita.

Anzitutto dovete guardare con i suoi occhi. Quante volte i vostri occhi si volgono al vostro prossimo e, senza vedere le sue necessità, vi accorgete subito solo di ciò che è difettoso, non per aiutare, ma per criticare.

Dovete avere occhi buoni, dovete avere occhi che sanno guardare il cielo con tutte le sue meraviglie e guardare la terra con quella compassione, con quella comprensione e con quella misericordia con cui la guardava Gesù, che ha voluto farsi uno di noi per poter meglio capirci e per meglio aiutarci.

Dovrete purificare i vostri occhi sapendo piangere con chi piange. Quanti dolori inconsolati perché non si sono voluti guardare e capire e per non aver voluto compenetrarsi delle miserie altrui.

Siate generosi, figli, sappiate guardare come faceva Lui. Ricordate? Con uno sguardo convertì la Maddalena, con uno sguardo Pietro. E lo sguardo di compassione rivolto alle turbe che lo seguivano, gli strappò dal cuore il miracolo della moltiplicazione dei pani per due volte. E quando chiamò gli apostoli a seguirlo, come fece? Li guardò, quei figli, li amò e li conquistò.

Così viene delineato il vostro modo di vedere e di agire. Gli occhi sono la finestra dell'anima. Si guarda come Gesù con occhi di bontà, e il cuore si commuove e si agisce da veri cristiani, con quella carità che non è mai a sufficienza decantata.

Se poi volete compiere un secondo passo verso una conversione sincera, guardate le vostre mani e confrontatele con le mani pure del mio Figlio benedetto, santificate dal lavoro, congiunte o elevate nella preghiera, lontane da ogni attaccamento umano, fatto di ingordigia o di egoismo.

Quante ingiustizie, quanti delitti, quante discordie e quanti ladrocini col denaro, figli! Che meraviglia che il cuore si attacchi alle miserie della vita, quando è stato preso dal dio danaro?

Così, libere le mani, pure da ogni sozzura, libero il cuore da tutto ciò che potrebbe distogliere dalla meta, camminate sereni per quella strada che segna giornalmente la vostra conversione verso Dio.

Non lasciatevi mai avvilire, ma non rimanete inerti, poiché da questa conversione dipende la vostra santità e la vostra gloria futura; dipende anche la conversione degli altri che vi guardano, vi osservano, vi imitano. Un cristiano praticante deve essere un altro Cristo, un uomo che traffica tutta la sua vita per preparare la via al Signore per sé e per gli altri.

Figli, sono il Rifugio dei peccatori, sono con voi per aiutarvi. Diamo mano agli arnesi necessari e, adoperandoli con energia e con perseveranza, miriamo sempre a costruire intorno a noi.

Figli diletti, vi benedico tutti. Vedo sempre persone nuove nella mia casa. Siate benvenuti e benedetti, e ritornate. Quando nella mia casetta di Nazareth, che ora si trova qui nella vostra Italia, venivano a farmi visita gli amici del mio Gesù, io li accoglievo con bontà e dicevo a tutti con affettuosa insistenza: ritornate, la mia casa è aperta a tutti. La stessa cosa ripeto a voi.

Vedo qualcuno che ha in cuore una grande pena perché manca nella propria famiglia l'accordo e la pace. Figli, la pace è un dono così grande che tutto dovreste saper sopportare pur di non perderla. Con la comprensione e il perdono reciproco deve prontamente tornare il sole sulle bufere familiari.

Vedo mamme piene di preoccupazioni per i propri figli. Care sorelle, sappiate appianare voi la strada ai vostri cari con tutti quegli accorgimenti che vi attirano benevolenza e rispetto.

Qualcuno mi chiede che cosa può fare per me. Io accetto tutto e ricambio tutto con gioia. Molto mi sono gradite le lotte per il trionfo dell'umiltà. Alcuni hanno fatto la pratica dei quindici sabati. Bravi! Io non vengo mai meno alle mie promesse e le grazie le concedo. C'è qualcuno che ha fatto dei fioretti speciali per ottenere una grazia. Non si deve dare per avere, ma la mia bontà interviene sempre e se non concedo ciò che mi si chiede, concedo altre cose molto importanti.

A tutti e a ciascuno il mio affettuoso arrivederci e un fervido buon Natale per chi non ritornerà in questa casa.

Commenti

Post popolari in questo blog

Alimentate la lampada della vostra vita

L'uomo non può bastare a se stesso

Siate generosi nel sacrificio