Li conoscete i vostri talenti?

 


19 novembre 1972

Grazie, figli miei, per aver unito alla preghiera vocale anche il canto. In paradiso si fa così e con suoni e con canti si loda il Signore.

Sono la Regina degli angeli e come ascolto estasiata i loro gorgheggi, a cui si uniscono quelli di tutti i santi, così con gioia ascolto il vostro debole canto. È vero che assomiglia a quelle fievoli voci che i bambini si sforzano di emettere per piacere alla mamma o alla maestra, ma io gioisco ugualmente come gioisce ogni cuore materno. La vostra preghiera assume per me la forza e la potenza del più bel coro di voci che arrivano fino al cuore di Dio.

Oggi vi voglio parlare di quella parabola che vi è stata letta o che sentirete stasera nella liturgia della parola. La parabola dei talenti è quanto mai chiara e severa.

Non condanna il padrone il suo servo perché sciupò il talento ricevuto, ma perché non lo trafficò così da poterlo raddoppiare come fecero coloro che ne ricevettero due o cinque. Figli miei, non è difficile pensare nel mondo che, poiché non si è fatto del male, si è fatto tutto. Il Signore esige dai suoi figli non solo che fuggano il male, ma anche che compiano il bene, se non vogliono arrivare davanti a Lui a mani vuote.

Non soltanto con questa parabola il mio Gesù minacciava i fannulloni, ma anche con veri miracoli dava prova della sua severità a questo riguardo. Un giorno, passando con i suoi discepoli presso un fico, sentendo fame vi si accostò e guardò tra le foglie per cogliere un frutto, ma non avendolo trovato, maledisse quel fico che all'istante si seccò.

Anche voi avete ricevuto dei talenti, molti e pregiati. Se il trafficarli richiede da parte di Dio l'aiuto della sua grazia, da parte vostra richiede buona volontà per corrispondere.

Li conoscete i vostri talenti? La vita, la fede, la parola, l'essere nati in un paese cattolico; per non nominarvi i talenti di ordine materiale, come la salute e il benessere, o di ordine morale come la pace familiare, ed un'infinità di altre grazie che quotidianamente ricevete, poiché la vita è un dono d'amore continuo da parte di Dio. È tutto un susseguirsi di grazie, che voi a preferenza di altri avete ricevuto.

Vi voglio ricordare un talento che voi forse non sapete valutare, che pure è importantissimo e che dovete trafficare: il talento del dolore. Mi potrete dire che quello è una condanna, non un dono, ma io insisto per farvelo valorizzare poiché col dolore, cioè con la croce che ognuno di voi ha ricevuto, avete avuto anche la fede, che ve lo fa vedere in una luce ben diversa da come lo vedono molti che non hanno fede.

Ed ecco altri talenti: i vostri figli. Sono anime che il Signore vi ha dato in consegna, a cui dovete insegnare a vivere cristianamente e a crescere nella vita spirituale.

Alle figlie che vengono a pregare qui, ricordo un talento particolare che forse viene adoperato a scapito loro. Figlie, la bellezza che adorna il vostro volto, deve essere per tutti un mezzo di attrazione al bene. Non sciupate questo dono. Ricordate come nella Sacra Scrittura viene lodata la donna onesta, laboriosa, attiva, che non disdegna di ornare la sua persona per rendersi cara al marito, e vedete nella vostra bellezza quel talento prezioso che dovete conservare specialmente quando riguarda l'anima vostra, dalla quale il vostro Dio deve essere come conquistato e rapito.

Come davanti ad una rosa profumata voi vi fermate estatici e ne ammirate lo splendore, così il Signore davanti ad un'anima in grazia si delizia, e più il profumo è intenso e più la riempie di sé.

Vorrei avvicinarmi a voi ogni giorno per chiedervi di dissetarmi, di nutrirmi e di profumarmi di voi. Ascoltate questo mio desiderio e fate che sempre abbia a scoprire in voi nuovi desideri di bene, di bontà, di santità.

Vi sono alcune persone che trascorrono la loro vita in un lavoro incessante. Quasi macchine instancabili, passano da un lavoro all'altro senza darsi sosta. Vorrei sorprenderle nel bel mezzo della loro attività e chiedere con severità: Perché lavori? Forse per un bisogno naturale? Forse per mostrare agli altri la tua prontezza ed agilità? Forse per la paga o per un semplice motivo umano? Sono spiacente, risponderei. Tu non stai trafficando il tuo talento.

Vorrei anche avvicinarmi a coloro che trascorrono nell'ozio gran parte del loro tempo e dire: Figli, il tempo è un prezioso talento che trafficato, impiegato bene, matura nell'eternità, dove il Padrone vi deve accogliere come servi fedeli per darvi la giusta mercede.

Sappiate scegliere, distinguere e giudicare il bene che dovete fare. La vita della grazia che il Signore dona a chi la desidera, sia da voi tenuta in grande considerazione. Aumentatela, raddoppiatela, ingigantitela con quell'amore di Dio che vi insegna a fuggire non solo il peccato grave, ma anche le imperfezioni.

Il tempo sia considerato sempre da voi il mezzo per comprarvi l'eternità. State sempre sulla breccia, sempre attenti, sempre disponibili, per soddisfare la richiesta del Padrone che delle grazie innumerevoli che vi ha fatte, vi può a tutte le ore domandare stretto conto.

Vi benedico, figli.

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