Il valore dell'umiltà e della povertà

 


9 Luglio 1978

Figli miei, sia pace a voi e grazia ed ogni bene! Sono la Mamma umilissima che voi invocate nelle litanie. Sono la Mamma più povera di tutte le mamme. Sono la vostra forza poiché, dopo aver sopportato tanti dolori, sono in grado di aiutarvi a portare la vostra croce. Ma perché mi presento a voi così?

Voglio far eco alle parole di Gesù, che disse: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore". Delle azioni di Gesù, voglio farvi un termine di paragone per dirvi: guardate quanto fu grande la sua povertà e il suo amore per i poveri! Alle parole di Gesù, che v'invitano a seguirlo con la croce rinnegando voi stessi, io, che lo ho accompagnato dalla culla fino al Calvario, unisco le mie per rinvigorirvi e darvi coraggio.

Desidero che comprendiate il vero significato di quell'umiltà che vi viene richiesta. Desidero che abbiate a capire il valore della povertà. Desidero che veramente la Legge di Dio, a cui volontariamente vi sottoponete, sia un giogo leggero che, portato con amore, sia esso stesso che porti voi.

Che cos'è dunque questo essere umili? Figli, l'umiltà è verità, ed essere umili vuol dire essere sinceri, vuol dire vedere tutto nella luce di Dio, che, dopo avervi dato la vita, vi accompagna ad ogni istante, non trascurandovi nemmeno nelle più piccole necessità. Se voi vedete così la vostra vita, non fate che seguire il Maestro, che, pur essendo Egli stesso Dio, compiva ogni azione sotto lo sguardo del Padre, nella sua volontà e rendendogli gloria.

L'umiltà vi mantiene in quella serenità che deriva dal pensiero della presenza di Dio, della certezza della sua provvidenza, e in quella rassegnazione che potrebbe venir meno quando le cose umane difettano. Se tutto si riceve gratuitamente, con quale diritto si può levare la testa o alzare la voce per pretendere ciò che si desidera e non si possiede? L'umiltà è una scuola continua. Da essa proviene l'efficacia della preghiera e la bontà delle azioni, che tornano a gloria di Dio e gradite al prossimo.

L'esempio più perfetto di umiltà ce lo diede Gesù, ma tutta la vita deve essere una conquista e un esercizio di questa virtù, poiché l'ultimo atto finale della vita, che aprirà definitivamente le porte del cielo, sarà un atto di umiltà. Che cosa vorrà in quel momento il Signore dall'anima? Vorrà un atto di pentimento che sia un riconoscimento delle proprie colpe, delle proprie debolezze, unico capitale veramente umano con cui ogni uomo si presenta a Dio.

Ma voglio dirvi ancora quanto l'umiltà vi affratella e vi rende vera Chiesa. Dal cuore ferito di Gesù uscì sangue ed acqua, uscì la Chiesa, uscirono i Sacramenti, ma dal cuore di Gesù esce e ha sede quella virtù, che mantiene la Chiesa e che rende efficaci i Sacramenti. Senza umiltà, la Chiesa sarà divisa in sé stessa, e l'orgoglio farà nascere e propagare gli errori e le eresie, che sono quella zizzania che rovina la verità.

Figli, io vi chiamo vicino al mio cuore perché, avendo copiato dal cuore di Gesù le sue virtù, sono in grado di insegnarvi a praticarle. Venite, figli! Io, la più povera delle creature di Dio, posso parlarvi del valore della povertà, poiché, essendomi presentata così a Dio, Egli mi arricchì di ogni bene.

Quando venite qui, figli, venite sempre con questo spirito: desiderate di essere arricchiti, di essere riempiti! Se vantate le vostre cose come ricchezze vostre, mentre tutto è dono, come potete essere aiutati ed arricchiti? Se andate alla fonte col secchio pieno d'acqua, come potrete aggiungerne? E se l'acqua è inquinata, come potrete mettere quella pura se non svuotate il secchio?

Figli, venite da me, vuoti di voi stessi! Le vostre idee tante volte presentano un certo egoismo, le vostre richieste sono troppo superficiali. Svuotatevi e venite! Io vi riempio di ricchezze divine, d'acqua pura e cristallina che scende dall'alto. Amate di sentirvi poveri, poveri di tutto: d'amore di Dio, di fede, di fiducia, di pazienza e di speranza. Se vi presentate così, io riverso nel vostro cuore ogni bene, vi do la pace.

E da ultimo, figli, ecco: quanto fu cara al cuore del mio Gesù la croce! Egli le andò incontro abbracciandola. Sapeva che con essa avrebbe portato al mondo la salvezza. Certamente, se voi voleste affrontare la vita con le sue peripezie da soli, non riuscireste a superare tutte le difficoltà. La croce si presenterebbe a voi come un supplizio e vi verrebbe facile l'imprecazione e la ribellione; ma, se vedete la croce come dono del cielo, e vedete sopra di essa inchiodato un innocente perché nel suo amore infinito vi vuole salvare, vi viene il coraggio e, accanto a voi come un buon cireneo, vedete Lui che vuole alleviarvi il peso.

Figli, non c'è scelta da fare! Il peccato può essere riparato e redento solo con la croce, e non si può essere cristiani se non camminando sulle orme di Gesù che sale il Calvario. Meditate questi pensieri, figli, e traetene quelle conseguenze che sono necessarie. Io sono vicino a voi come Maestra per sottolineare i vostri errori e per approvare e incoraggiare i vostri sforzi.

Vi benedico tutti ad uno ad uno. A chi ha una croce grossa, dico: figli, è segno di amicizia da parte di Dio, quella croce! Io vi tengo sul cuore. Arrivederci.

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