3° - Ricordati di santificare la festa

     Figli miei, siate i benvenuti nella mia casa. Ecco, vi accolgo a braccia aperte e vi dono l’abbondanza dei miei doni. Vi vedo tutti ansiosi di sentire la mia parola o quella del mio Gesù, che è uguale alla mia, poiché io ho ricevuto da Lui tutto ciò che vi dono.

L’armonia che regna fra il Padre e il Figlio e fra loro e lo Spirito Santo, è la stessa che esiste fra me e Dio e fra Dio e i suoi eletti, che formano la sua corte celeste.

Quando vi viene un insegnamento da qualche Essere superiore che già gode nel paradiso, o da me che sono la vostra Mamma, state pur certi che non troverete mai nessuna discordanza, poiché unico è l’amore che lega tutti; unico il desiderio, la gloria di Dio; unica la speranza di ciascuno, quella di portare a salvezza tutti gli uomini, per cui Gesù è morto e per i quali è pronto un seggio di gloria in cielo.

Oggi dunque, figli miei, io vengo a darvi un insegnamento. Sono la Madre del buon Consiglio. Sotto questo titolo mi onorate e m’invocate per aver chiariti i vostri dubbi e per essere illuminati nelle decisioni che dovete prendere.

Il mio consiglio odierno, però, non sarà particolare, ma vi dirò ciò che è necessario che voi facciate per adempiere a uno dei Comandamenti di Dio che riguardano la sua gloria e la sua persona divina.

Dice questo Comandamento che voi ben conoscete: “Ricordati di santificare la festa”. Notate che il Signore non vi dà solamente un consiglio quando vi parla, ma come a dar più forza al suo comando, vi dice, e lo dice a ciascuno: “Ricordati!”, che è come dire: non dimenticare, imprimiti bene nella mente ciò che ti sto dicendo.

Se la vita umana ha delle esigenze indiscutibili per il proprio mantenimento, Dio ha le sue, che non hanno importanza di vita o di morte per Lui, ma per l’uomo che gliele deve riconoscere.

Il santificare la festa è un dovere che mette nell’obbligo di dare a Dio quella piccola parte della settimana e dell’anno che gli riconosce la sua suprema autorità e il suo diritto. È un prendere settimanalmente parte a quella festa che si perpetua in paradiso, per ricordare che la vita su questa terra è passeggera e che gli uomini, come pellegrini, stanno compiendo il loro viaggio verso l’eternità.

La festa è il giorno del Signore che Egli stesso istituì, poiché, dopo aver lavorato per sei giorni o epoche ad edificare, a creare il mondo, il settimo giorno riposò, dandovi così l’esempio di come vi dovete comportare nella vostra vita terrena, che deve riflettere la vita di Dio.

Il legame che lega l’uomo a Dio è chiamato religione. Essa ha alcune pratiche che risalgono ai tempi più remoti.

Tutti i popoli, fin dall’inizio della creazione, sentirono il dovere di offrire a Dio i loro sacrifici. E voi vedete Abele che sceglie gli agnelli più belli, mentre Caino offre i frutti del campo, anche se non i migliori.

Nell’Antico Testamento, come nel Nuovo, tutti gli uomini che ammettono l’esistenza di Dio devono ammettere anche la necessità che a Lui si offra, con il sacrificio delle proprie cose, anche quello della vita, se ciò può tornare a sua gloria e se di questo Egli si vuol servire come testimonianza d’amore e per il bene di tutti.

Ma vi è un sacrificio che tutti li supera e che solo ha valore infinito. È per questo sacrificio, offerto da Gesù sulla croce e che si rinnova ogni giorno e in ogni momento sull’altare, che prendono valore i vostri sacrifici e i miei dolori.

Il giorno festivo è il migliore per riunire le famiglie attorno agli altari, per mettere in comune le vostre sofferenze con quelle del Figlio dell’uomo e offrirle al Padre come olocausto, come mezzo di espiazione, come mezzo d’impetrazione e come atto di adorazione.

Molte volte il lavoro, le occupazioni, la debolezza nella fede o fisica, v’impediscono di accostarvi ogni giorno a fare la vostra offerta, ed ecco che viene il giorno del Signore a farvi raccogliere, come in un mazzo di fiori, tutto ciò che avete compiuto durante la settimana e vi porta alla chiesa con grande gioia, poiché andate dal Padre ad offrirvi figli con il suo Figlio e a fargli dimenticare tutte le marachelle e le smemoratezze della settimana.

La domenica, dunque, dovrebbe essere la vera festa familiare, la festa del popolo di Dio e della Chiesa tutta, poiché anche la Chiesa trionfante e quella purgante si uniscono a voi con lo spirito di carità che le anima.

Ma vi è una nota dolorosa a cui devo accennarvi.

Il santificare la festa esige dai fedeli, dai figli di Dio, l’astensione da quei lavori manuali o impegnativi che, oltre che mirare all’interesse, fanno del corpo umano come una macchina in moto per motivi umani. Queste esigenze, che nei giorni feriali sono giustificate, non lo possono essere nel giorno domenicale. Se però la carità o l’impossibilità di esimersi da determinati lavori non permettono il giusto riposo, il Signore esige che il lavoro sia offerto a Lui come preghiera e che abbia come ispirazione e come compimento l’amore. Se la carità vi permette di lasciare Dio per Dio, e ve ne ha dato l’esempio il mio Gesù quando, in favore di malati e di paralitici, operò miracoli anche in giorno di sabato, non dovete dimenticare l’obbligo della preghiera o quello di sostituire, con il permesso della Chiesa, la santa Messa festiva con quella feriale.

Figli, due cose vi devo far presenti: nessuno al mondo potrà arricchirsi di meriti per la vita eterna lavorando nel giorno festivo, ma nemmeno di ricchezze materiali si potrà molto avvantaggiare, poiché è molto giusto quel proverbio vostro che dice: “Il lavoro della festa finisce in tempesta”. È vero, figli, e quando vedete certe catastrofi, non fate dei giudizi, ma pensate che forse il giorno festivo santificato avrebbe portato maggiori benedizioni.

Figli, ho dato a voi questi insegnamenti perché li possiate far conoscere a quante più persone potete.

A voi un plauso io dono, perché, oltre a santificare la domenica partecipando ai divini Misteri, vi fate interpreti dei miei desideri chiamando altri e venendo voi stessi ad onorare Dio e i suoi santi con la preghiera.

Vi benedico, figli, e vi assicuro che la preghiera è un mezzo indispensabile per ottenere grazie.

Quante persone non si degnano di avere un pensiero di ringraziamento e di lode a Dio quando, nelle gite domenicali, possono ammirare i magnifici panorami montani o al mare! Figli, fatelo voi per loro e dimostrate anche con questa preghiera la vostra gratitudine.

Vi benedico tutti e vi ringrazio per quest’affluenza costante e numerosa. Aiuto tutti e salvo molte anime per mezzo vostro.

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