Fate morire l'uomo vecchio

 


3 marzo 1974

Figli diletti, non mi stancherò mai di parlarvi e di rivolgervi i miei inviti amorosi finché voi non vi stancherete di me e non mi vorrete abbandonare.

Sono la Mamma di tutte le mamme della terra e, come tale, non ho che un desiderio vivissimo, quello di vedervi crescere secondo quel modello che il divin Padre ci ha dato nel suo divin Figlio e vedervi raggiungere nel cielo non già una posizione di comando sopra gli altri, ma un grado di gloria corrispondente a quella statura spirituale che avrete raggiunto.

Tutto l'anno liturgico è un invito a crescere con Gesù e in Gesù e a camminare nel mondo come dei veri risorti, ma la Quaresima è un invito più pressante a prepararsi a quella risurrezione che non è solamente un avvenimento annuale, ma deve essere un fatto giornaliero da ripetersi fino alla completa morte dell'uomo vecchio, perché possa vivere l'uomo nuovo, quello modellato sul Cristo.

Chi è questo uomo vecchio? - mi domanderete voi. La vecchiaia è sinonimo di acciacchi e ogni anno che passa porta con sé l'aumento di quei difetti che, se non distrutti nella giovane età, diventano sempre più gravi. Ebbene, l'uomo è vecchio nello spirito quando non mette tutto lo sforzo, la buona volontà e l'impegno per distruggere quelle abitudini e quelle inclinazioni cattive che derivano dalle passioni innate e dalle tentazioni continue.

Sferrare una battaglia contro l'uomo vecchio che ognuno porta in sé, non è cosa facile. Il proprio io, che fa' capolino in ogni opera e in ogni intenzione, è la prima parte da cui deve cominciare la battaglia. Una verifica quotidiana sulle intenzioni del vostro operare deve farvi ravvedere e modificare molti comportamenti.

"Se il seme non cade nel terreno e non marcisce", vi ha detto Gesù, "non produce la spiga". Il vostro io è quel piccolo seme che dovete umiliare e nascondere nel terreno.

Vi sembrerà strano che, mentre i moderni parlano solo di personalità, di forza, di imposizioni e di ribellioni, io vi parli di una morte anticipata. Eppure vi dico: ognuno di voi sarà vittorioso nel proprio campo di lavoro, nella propria famiglia e dovunque, se avrà annientato il proprio io, ossia se avrà agito in tutto e sempre per la gloria di Dio e il bene dei fratelli. A questo annientamento e a questa vittoria reale occorre tendere ogni giorno.

Quando la goccia cade sul sasso ininterrottamente ha il potere di scavarlo. Non c'è carattere per quanto difettoso, non c'è difetto per quanto incallito che non possa essere vinto dall'insistente volontà di morire per rifiorire in una vita spirituale veramente cristiana.

Molti anni impiegarono gli Ebrei per raggiungere la terra promessa. La speranza li sostenne e chi perseverò raggiunse la meta.

Anche voi, figli miei, siete in cammino verso la patria. Molte vicende accompagnano questo vostro viaggio che è senza ritorno, ma chi vorrà cedere le armi? Non chi avrà posto mano all'aratro, ma chi continuerà il suo lavoro senza voltarsi indietro sarà premiato, vi ha detto Gesù.

Questo lavoro continuo che potete paragonare a quello dello scultore, che ininterrottamente dà colpi di scalpello al masso informe per ricavarne un'opera d'arte, dev'essere il vostro.

Non adagiatevi mai nella vita cristiana, pensando di aver raggiunto un buon punto, poiché chi vi tende agguati ed insidie vi farà ben tosto cadere.

Siate sempre prudenti come colombe ed astuti come serpenti, perché le tentazioni vi trovino preparati. D'altronde avete davanti un esempio impareggiabile nel mio Gesù. Lui, l'Uomo Dio, il perfetto, subisce la tentazione, ma si prepara ad affrontarla e a vincerla con la preghiera e col digiuno.

Avete anche voi i mezzi infallibili a portata di mano per vincere. Avete la preghiera e specialmente i sacramenti e, se il digiuno corporale è così ridotto che quasi più nessuno ci pensa, c'è il digiuno dell'amor proprio. Accettare un'umiliazione senza ribattere, accettare un'offesa con serenità senza giustificarsi, fare della propria esistenza non tanto una sofferenza per voi e per gli altri quanto un mezzo perché tutti insieme possiate glorificare Dio, questa è vera mortificazione, vero digiuno.

Vi sono alcune persone che si atteggiano a martiri o a vittime dell'incomprensione altrui e delle altrui maldicenze. Provino queste persone a guardare in faccia la realtà. Provino a pensare la vita cristiana come una conquista fatta non quando tutto procede per il meglio, ma quando subentrano contrasti e difficoltà, e troveranno la forza per reagire non già contro gli altri ma contro se stessi.

Figli, desidero che la santa Pasqua vi trovi candidi nel vestito della grazia e splendenti di luce per la gioia che vi traspare dagli occhi. Desidero che procediate poi nella luce divenendo fari luminosi per gli altri.

Sappiate però che, quando vi parlo degli altri, non intendo additarveli come la zavorra ma come quei miei figli che, pur non avendo avuto tutti quei doni che voi avete ricevuto, sono da salvare e voi per essi potete essere strumenti di salvezza.

Arrivederci, figli diletti. La Mamma vostra, in cammino con voi, attende il giorno della risurrezione per vedervi coperti di gloria nel seno di Dio.

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